TOUR GUIDATO ARCHEOLOGIA DELLA BIBBIA

La Bibbia al British Museum e la British Library

Un giro del British Museum e della British Library

guardando ARTEFATTI, documenti e manoscritti per sostenere la veridicità dell’ispirazione infallibile della Bibbia, ad dimostrazione per gli scettici. 

INTRODUZIONE:

Benvenuti al giro biblico del British Museum e della British Library, un giro che cerca di trovare prove secolari che corrispondano al materiale sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. A volte citiamo studi precedenti da: The Sword in the Trowel, Dr. Masters 1996, n.4, 1997 n.1-2, ora aggiornati e rivisti dai membri dell’ Hyde Park Christian Fellowship, All Souls, Langham Place.

Questo giro non cerca di dimostrare che la Bibbia è la “Parola di Dio”: vuole, piuttosto, esaminare   prove archeologiche, documenti e manoscritti, per sostenere la storicità della Bibbia. Noi vogliamo dimostrare che la Bibbia non è un libro di miti o leggende, come pretendono molti storici, ma un libro che è storicamente credibile. Molte persone chiedono se la storicità della Bibbia sia importante, perché la Bibbia non pretende mai di essere un libro di storia. Eppure la Bibbia parla di storia: popoli, luoghi, eventi. Persone si trovano nella storia, luoghi esistono nella storia ed eventi accadono nella storia. Perciò possiamo esaminare le parti della Bibbia che parlano di storia e controllare la loro veridicità.

Anche il Corano parla di popoli, luoghi ed eventi. Di conseguenza, dobbiamo esaminarlo da un punto di vista storico, come la Bibbia. La critica storica è importante perché, nel suo investigare, usa i criteri più neutrali: oggetti, documenti e manoscritti, ecc… che possono esser esaminati da tutti, purché siano accessibili. Una tale ricerca imparziale è accettata anche da scettici e storici.

In questo giro, vogliamo dimostrare che, quando la Bibbia parla di storia: popoli, luoghi ed eventi, possiamo verificare se queste cose sono esistite o accadute. Perciò esaminiamo i dati più neutrali a nostra disposizione, liberamente accessibili al pubblico nel British Museum. Una volta che la Bibbia supera questa prova storica, possiamo fidarci di più delle altre affermazioni della Bibbia. Qualsiasi libro che pretende di essere di Dio (cioè  il libro di Mormone, il Bhagavad Gita, gli Upanishad, i Veda, il Grant Sahib o il Corano) deve, prima di tutto, superare una prova storica. Altrimenti gli scettici non crederanno.

GIRO DEL BRITISH MUSEUM

Consideriamo, soprattutto, le affermazioni storiche dell’Antico Testamento investigando tre epoche diverse:

  1. Il periodo Assiro, 9-7 secolo a.C. (884-615 a.C.)
  2. Il periodo Babilonese, 7-6 secolo a.C. (615-539 a.C.)
  3. Il periodo Persiano, 6-5 secolo a.C. (539-424 a.C.)

Poi faremo le stesse domande all’Islam, verificando la storicità del suo libro, il Corano. Guarderemo monete per datare i tipi di scrittura più antichi del Corano, per poi datare i manoscritti coranici più antichi, una procedura che gli islamisti esitano ad intraprendere.

Dopo questo giro, guarderemo i manoscritti biblici più antichi, per paragonare i manoscritti biblici e coranici che si trovano alla British Library.

Cominciamo dal periodo Assiro, riferendoci alle cartine di questo libro.

1. Stele di Salmaneser III, 859-824 a.C.:

Cominciamo con Salmaneser III, re d’Assiria. A sinistra si vede la posizione geografica dell’Assiria, al nord-est della Fenicia (e anche della Palestina, oggi chiamata Israele).

Per il periodo Assiro, ci concentreremo su quattro città principali (sulla cartina a destra):

  1. Nimrod
  2. Balawat
  3. Khorsabad
  4. Ninive

Ashurnasipal II (884-859 a.C.), sulla Stele a destra, fu il re d’Assiria a cui si attribuisce la costruzione della citta di Nimrod.

A sinistra troviamo la Stele di Salmaneser III (859-824 a.C.); egli è importante per la nostra storia perché è lui che attacca la Fenicia (Palestina) durante il regno del re israelita, Acab, secondo 1 Re 22. Acab, re d’Israele e Benhadad, re di Damasco erano in guerra. Però, all’improvviso, secondo 1 Re 22, per tre anni smisero di combattere, ma non si spiega il perché. 

Dobbiamo guardare questa Stele (a sinistra) per capire ciò che è successo.

Secondo la scrittura cuneiforme sulla Stele, scopriamo che nel 853 a.C. Salmaneser III venne in Fenicia e attaccò il gran re Irhulini, re potente di Hamath, che aveva urgentemente bisogno di aiuto per difendersi dall’aggressione assira. Lui chiese aiuto agli altri 14 re delle pianure, inclusi Acab e Benhadad, che si radunarono tutti per respingere Salmaneser III. Quest’evento è la soluzione al mistero di 1 Re 22, dandoci il motivo per la pausa di tre anni e la data di questo periodo (853 a.C.)

La Stele parla in dettaglio della battaglia, presumendo la vittoria degli assiri perché afferma che i fiumi erano bloccati dai cadaveri. Eppure non può essere vero perché la loro avanzata fu fermata e non presero mai possesso del paese. Ovviamente è un racconto esagerato, un lascito che imbellisce ciò che Salmaneser III realizzò. Vedremo la stessa esagerazione su molti manufatti, è solo nella Bibbia che troviamo descrizioni più precise. Quindi notiamo che ci vogliono tutti e due tipi di prove: la Bibbia ed i manufatti storici, sia per completare la storia che per avere le date.

2. L’Obelisco nero, 841 a.C. 

L’Obelisco nero (a destra) viene dall’epoca di Salmaneser III. In Israele, Acab fu un re malvagio, perciò dopo la sua morte (secondo 2 Re 9 e 10), il profeta Eliseo andò da Ieu, un capitano militare israelita, e gli disse di distruggere tutta la famiglia di Acab e diventare lui il re. Ieu seguì le istruzioni di Eliseo di liberare il paese d’Israele dal culto di Baal. Egli regnò per 28 anni (fino all’anno 814 a.C.); tuttavia provò a comprare la lealtà di Salmaneser III, rendendogli omaggio. Questo è rappresentato sull’Obelisco nero. Secondo la scrittura cuneiforme sull’Obelisco, l’uomo prostrato è Ieu. È la prima raffigurazione di un re israelita, corrispondente agli eventi che leggiamo in 2 Re 9 e 10. 

3. Balawat, metà del 9. secolo a.C.

Come tutti i re precedenti, Salmaneser III voleva lasciare un’eredità dopo la sua morte. Si attribuisce a lui la costruzione della grande città di Balawat. Salmaneser III costruì la città di Balawat per farne una residenza estiva, ed essa fu il suo lascito. Oggi è solo un rialzo nel deserto assiro (vedi immagine a sinistra). Rialzi come questo (chiamati “tell”), sono tipici della Turchia, della Siria e del  Medio-Oriente. Quando gli archeologi trovano un tale rialzo sanno che sotto i suoi vari strati, ci sono città antiche. Quando città vengono distrutte, città successive sono costruite sopra e il risultato è strati di città, uno sopra l’altro. Gli archeologi possono datare i rialzi quando scavano (vedi immagine sopra, a destra), usando ceramiche trovate in ogni strato, o notando i risultati di incendi e inondazioni. Così ricreano la storia di quelle città.

Le grandi porte contro il muro (a sinistra) sono ricostruzioni moderne fatte dal British Museum. I cardini della porta originale sono di rame e tenuti in vetrina (a destra). Questi cardini sono importanti per noi perché sulla seconda riga vediamo uomini  con le mani legate dietro la schiena. Sono prigionieri di Hamath (Siria), che vengono condotti al trono di Salmaneser III, dimostrando che il re Irhulini combatté contro di  lui. La scrittura cuneiforme lo nomina, affermando che non fu sconfitto, anche se molti dei suoi soldati furono catturati. Questa è un’altra prova degli eventi di 1 Re 22, stavolta non a Nimrod, ma a Balawat.

4. Tiglath-Pileser III (745-727 a.C.)

Saltiamo ora 5 re intermediari che non sono importanti per il nostro giro, perché non furono   attaccati né ebbero alcun rapporto con la Palestina o gli israeliti. A metà dell’ 8° secolo, re Tiglath-Pileser (a destra, con la sua carrozza a sinistra) attaccò gli israeliti due volte. Ci sono 9  riferimenti a lui nella Bibbia, nei quali è principalmente chiamato “Pul” (vedi 2 Re 15:19-20 e 1 Cronache 5:26). Una volta che ebbe attaccato e conquistato Israele, scelse un re fantoccio, Menaem, che gli rese omaggio e non usurpò il suo potere. È interessante che il nome biblico per lui è accennato sul murale (a sinistra) dimostrando, così, la correttezza dei riferimenti biblici.

5. Sargon II (722-701 a.C.)

Due re dopo Tiglath-Peleser, c’è il gran re Sargon II, rappresentato a sinistra su questa Stele (a destra). Si attribuisce a lui la costruzione della grande città di Khorsabad, e il suo nome è menzionato in Isaia 20:1. È lui che attaccò le dieci tribù israelite del nord. Le distrusse, le catturò e le sostituì con il suo popolo (2 Re 17:6, 24). Non sconfisse però la tribù meridionale di Giuda, l’unica che rimase fedele al suo Dio. Anche se la Bibbia parla di Sargon II in 2 Re e in Isaia, questo re non fu scoperto, storicamente, fino al 1843 d.C., quando la città di Khorsabad e il prisma di Nimrod furono trovati. Ecco un esempio eccellente di archeologi che capiscono finalmente ciò che la Bibbia dice da 2544 anni.

6. Sennacharib (704-681 a.C.)

L’uomo rappresentato alla destra di questa Stele è Sennacherib, figlio di Sargon II. Lui fece quello che suo padre non riuscì a fare, attaccando e sconfiggendo il regno meridionale di Giuda. Questo re è importante per la nostra visita perché se ne parla molto nella Bibbia, sopratutto per quanto riguarda i suoi rapporti con il giusto re di Giuda, Ezechia. Sennacherib è responsabile della costruzione della gran città di Ninive.

7. Sala di Lachis.

Alla fine dell’ 8° secolo, nel 701 a.C., Sennacherib venne dall’Assiria, attraversando la Fenicia e attaccò tutte le città fortificate di Giuda. A parte Gerusalemme, Lachis, al sud-ovest di Gerusalemme, fu l’ultima città ad essere attaccata e distrutta (vedi foto della Lachis moderna a sinistra e la rappresentazione della città antica a destra).

Questa sala rappresenta la battaglia di Lachis (vedi dipinto murale, trovato nel palazzo di Ninive, seguendo la storia della battaglia da sinistra a destra). 

Quando gli archeologi scavarono i vari strati, trovarono manufatti della battaglia, per esempio palle, fionde, punte di freccia, ossa e metallo (vedi foto a sinistra).

Trovarono anche il Prisma di Taylor (a destra), il racconto di Sennacherib di tutte le battaglie, incluse quelle di Lachis e Gerusalemme, dove abitò Ezechia, un bravo re, che il Signore amò e onorò.

Il prisma di Taylor, un prisma di otto lati, corrisponde alla storia biblica (2 Re 19) in sette campi. Tutti e due affermano che:

  1. Ezechia si ribellò contro Sennacherib.
  2. Le città fortificate di Giuda caddero.
  3. Anche Lachis cadde.
  4. Ezechia fu chiuso nella città di Gerusalemme.
  5. Pagò 30 talenti d’oro di tributo a Sennacherib per guadagnarsi la sua stima.
  6. Gerusalemme non cadde.
  7. L’esercito assiro partì senza lanciare nemmeno una freccia.

Ecco, però un mistero: perché se ne andarono?  Le prove storiche, incluso il Prisma di Taylor, non danno nessun motivo. Dobbiamo leggere la Bibbia per trovare il motivo. Secondo la Bibbia, Sennacherib non prese Gerusalemme nonostante distruggesse tutte le altre città. Questo racconto si trova in Isaia 37:9. Per quale motivo se ne andò all’improvviso nella Bibbia? Secondo 2 Re 19:9 e Isaia 37:9 egli dovette tornare perché i suoi confini meridionali furono attaccati dal re Tiraca  dell’Etiopia. Gli storici si sono sempre scervellati per capire chi fu Tiraca, perché non c’erano prove storiche per questo re. È un mito o una legenda? La maggior parte degli storici crede che la Bibbia sia piena di miti, incluso quello di Tiraca. Per secoli solo la Bibbia parlava di Tiraca. Più tardi vedremo prove storiche autenticate della sua esistenza qui nel British Museum. Sennacherib dovette tornare per difendere Ninive contro Tiraca. Una volta che ebbe difeso il suo regno, tornò per la seconda volta a Gerusalemme.

8. Dipinto murale di Ezechia.

Il dipinto murale (a destra), in scrittura cuneiforme, fu trovato nel palazzo di Ninive e nomina Ezechia. Secondo questo dipinto, Sennacherib tornò una seconda volta con migliaia di guerrieri per sconfiggere Ezechia e la città di Gerusalemme. Eppure tornò a casa all’improvviso, senza lanciare nemmeno una freccia. Come spiegherebbe uno storico questa decisione? Un gran re torna, improvvisamente, con le mani vuote e al suo ritorno viene ucciso dai suoi due figli. Per quale motivo? Qualcosa di drastico è successo. Per scoprire cos’è successo dobbiamo consultare 2 Re 19: 35-36. Qui nella Bibbia troviamo i dettagli mancanti. 

Secondo la Bibbia, nel pieno della notte, l’angelo del Signore scese e distrusse 185.000 uomini dell’esercito di Sennacherib. Perciò dovette tornare in Assiria, imbarazzato e incapace di dare una spiegazione. Tuttavia, questi eventi non sono rappresentati sul dipinto per un motivo: i dipinti murali (come abbiamo notato all’inizio della visita) sono pieni di vanterie. I re non documentarono le loro sconfitte, quindi non ci aspetteremo di vedere una tale umiliazione sul dipinto. Perciò gli storici rimangono perplessi, non riuscendo a capire per quale motivo Sennacherib tornò a casa con le mani vuote. La Bibbia ci dà la soluzione e i dettagli mancanti. Sia la Bibbia che i documenti storici ci informano che gli assiri non sconfissero mai Gerusalemme e Giuda non fu mai totalmente conquistata, ma solo la Bibbia ci spiega il perché.

Vedrete che il dipinto murale è annerito perché è bruciato: spiegheremo il significato di questo più tardi. 

9. Tiraca.

Ora possiamo risolvere il mistero del re Tiraca. Ricordatevi che Sennacherib dovette tornare  improvvisamente a Ninive, perché il re Tiraca, nominato nella Bibbia, attaccava i suoi confini meridionali (2 Re 19:9, Isaia 37:9). Eppure non c’era nessun documento secolare che sostenesse questo re fino all’ultimo secolo, quando questa statua fu scoperta (a destra). I geroglifici sulla statua nominano il re Tiraca. Quindi, questo re “mitologico” è veramente esistito, dimostrando che la Bibbia è storicamente credibile quando parla di lui in Isaia 37 e 2 Re 19. Ora sappiamo che Tiraca fu il re dei Cusciti, che abitarono nella zona che oggi include il Sudan, l’Africa del nord, l’Egitto e l’Etiopia. Egli ebbe un gran potere, quindi quando attaccò Sennacherib, fu un’offesa enorme; ecco perché Sennacherib dovette tornare per combatterlo, secondo 2 Re 19:9 e Isaia 37:9.

Due anni fa in un museo di Southampton, c’era una statua di un re che si usava per appoggiare le biciclette. Il direttore del British Museum andò a Southampton nel gennaio 1999 e quando guardò la figura ed i geroglifici vide il riferimento a Tiraca. Ecco un’altra statua di Tiraca! Il museo di Southampton non sapeva di avere una statua dell’ 8° secolo a.C., e non aveva nessun idea della sua importanza. Queste due statue sono le prove che Tiraca è esistito storicamente. Come troviamo sempre più prove di Tiraca, potremmo forse trovare prove di altri personaggi o eventi biblici.

10. Dipinti murali di Ninive.

Nel suo libro biblico, il profeta Naum dice che Ninive sarà distrutta da acqua e fuoco a causa della sua apostasia (Naum 1:10, 2:13, 3:13-15). Su questi dipinti murali (vedi a destra) e quello di Ezechia, vediamo danni provocati dal fuoco. Quando saliremo per vedere la cronaca babilonese, troveremo prove documentate che sostengono gli eventi del 615 a.C., quando i babilonesi vennero per distruggere Ninive. Prima incendiarono la città e poi aprirono il fiume Khoser per allagare il palazzo. Non solo abbiamo le prove archeologiche per sostenere quella profezia, abbiamo anche prove documentate. 

11. Gerico  (N.B. Abramo = 1900 a.C.;  Mosè= 1400 a.C.; Davide = 1000 a.C.)

Ora che siamo al primo piano, andiamo più indietro nella storia, al 1400 a.C., al tempo di Mosè, e anche al 1900 a.C., al periodo patriarcale. Purtroppo la mostra del British Museum è sistemata secondo la geografia e non la cronologia, e ci costringe a saltare da un secolo all’altro durante la nostra visita.

Cominciamo al tempo di Giosuè nella città di Gerico. Gerico è una città molto importante, una delle città più antiche del mondo, che risale ad oltre il 5000 a.C. (vedi l’immagine della Gerico moderna a sinistra). A causa della sua antichità, è molto apprezzata dagli archeologi, quindi vi sono state effettuate molte ricerche. Vari gruppi hanno scavato i vari strati della città per ricostruire la sua storia.

All’inizio del 1900, un team tedesco andò a Gerico e scavò fino al periodo del 1300-1400. Vi trovò macerie fuori della città e si accorse subito che facevano parte delle mura antiche di Gerico. Però notò anche che i pezzi delle mura erano sparsi fuori della città. Se un nemico attaccasse da fuori, le mura sarebbero implose, quindi sarebbero cadute verso l’interno, non sparse sulla pianura fuori della città. Gli archeologi non capirono, perché non sembrava logico. Eppure non è un mistero per quelli che hanno letto il libro di Giosuè: le mura non furono distrutte da colpi d’ariete, ma “dall’angelo del Signore” (Giosuè 6:20), dallo stesso personaggio che abbiamo visto al pianterreno, che uccise i soldati di Sennacherib.

12. Tavolette.

      Gli storici mettono spesso in dubbio la storicità della Genesi, dicendo che molte città  nel libro sono mitologiche o leggendarie, perché ci sono poche prove della loro esistenza. Per esempio, le città Sodoma e Gomorra non furono mai trovate e non esisteva nessun altro documento che ne parlasse. Anche, per il nome di Ur, da dove, secondo la Bibbia, venne Abramo, le prove furono quasi  inesistenti. Gli ittiti ed i corei furono due civiltà senza prove storiche. Tutte le città menzionate furono considerate leggendarie fino a poco tempo fa. Più tardi parleremo di tutte queste città e civiltà e vi faremo vedere le prove storiche.

      Le prove extra-bibliche più convincenti per il periodo patriarcale sono quattro collezioni di tavolette che furono trovate e che si stanno ancora scoprendo in quella parte del mondo. Dimostrano che i racconti biblici sono storicamente affidabili. Guardiamo brevemente tutte e quattro le collezioni:

a. Tavolette di Mari dell’Eufrate.

b. Tavolette di Nuzi della Mesopotamia.

c. Tavolette d’Ebla della Siria.

d. Tavolette d’ Amarna in Egitto (rappresentate a destra).

Queste tavolette cominciano a darci un’idea di cosa successe al tempo di Abramo e nel 1400 a.C.,  al tempo di Mosè e di Giosuè. Le tavolette sono ottime prove perché sono fatte d’argilla e poi cotte, quindi non si disintegrarono, rimanendo intatte per secoli. Le tavolette in questione sono scritte in cuneiforme, una lingua facile da leggere e da tradurre.

a. Le tavolette di Mari e di Nuzi dell’Eufrate e della Mesopotamia furono scritte nel 2000 a.C. circa. Le tavolette di Mari (dell’Eufrate) parlano del re Arriyuk o Arioc di Genesi 14 ed elencano le città di Naor (Genesi 24:10) e Caran (Genesi 11:31) e anche i nomi di Beniamino e Habiru.

b. Le tavolette di Nuzi (Mesopotamia-Iraq) parlano di varie usanze che troviamo nel Pentateuco:

  1. La moglie sterile dà la sua serva a suo marito (Agar).
  2. Il  padre sceglie la moglie per suo figlio (Rebecca).
  3. La dote pagata al suocero (Giacobbe).
  4. Lavorare per pagare la dote (Giacobbe).
  5. Il testamento orale inalterabile di un padre (Isacco).
  6. Il padre dà una serva alla figlia (Lea, Rachele).
  7. Pena di morte per il furto di un idolo (Giacobbe).

Ricordate che molti storici credono che il libro della Genesi sia stato scritto nel 6° secolo a.C., descrivendo eventi del 19° secolo a.C., eppure troviamo sette usanze sulle tavolette di Nuzi che corrispondono esattamente al racconto abramico, scritto, quasi, nella stessa epoca. Come qualcuno del 6° secolo avrebbe potuto sapere, così  bene, quello che era successo, a meno che non fosse stato testimone oculare di quegli eventi? Molti storici si accorgono ora che la Bibbia è molto precisa nelle sue descrizioni di epoche storiche specifiche.

c. Le tavolette d’ Ebla (Sodoma e Gomorra).

Molti storici dubitarono della storicità di Sodoma e Gomorra perché non vi erano documenti che provassero l’esistenza di queste città. Poi, nel 1975, alcuni archeologi che scavarono a Tell Mardikh (anche chiamato Ebla), trovarono 17000 tavolette in una stanza implosa, che risaliva al 2300 a.C. circa. Molte tavolette erano commerciali. Gli storici cominciarono a tradurre le tavolette, scritte in cuneiforme. Queste tavolette sono importanti perché indicano che migliaia di anni prima di Mosè, leggi, usanze ed eventi furono documentati nel Medio-Oriente e che i procedimenti legali e la giurisprudenza furono molto simili al codice legale di Deuteronomio (vedi Deuteronomio 22:22-30, punizioni per reati sessuali). Mentre scavavano a Tell Mardikh, s’imbatterono in una tavoletta commerciale, che menziona cinque città: Sodoma, Gomorra, Adma, Seboim e Soar. Quando leggiamo Genesi 14:8 troviamo proprio le stesse città nello stesso ordine. Sono le cinque città che Abramo andò a difendere nel 1900 a.C., ma si trovano nello stesso ordine sulla tavoletta di Ebla del 2300 a.C., dimostrando così che Sodoma e Gomorra sono esistite davvero. Inoltre, la sequenza usata indica la posizione geografica sulla pianura, nello stesso modo che si parla del Levante: le città di Bassora, Baghdad, Damasco, Gerusalemme, e Il Cairo, in quell’ordine. Però, come si sarebbe saputo di queste città se si fosse scritto nel 6° secolo? Perché le due città furono distrutte nel tempo di Abramo nel 20° secolo a.C.; tuttavia Mosè scrisse il libro nel 1400 a.C., 400 e 500 anni più tardi. Quindi, come conobbe Mosè queste cinque città accuratamente? C’è effettivamente un mistero. Non poté esser testimone oculare di queste città, perché furono distrutte 400 anni prima di lui. Erodoto non le conobbe affatto, infatti nessun storico le conobbe. Eppure le troviamo menzionate sulle tavolette di Ebla.

Se queste città furono soltanto un mito della tradizione orale, si sarebbe infiorettato la storia e non  si sarebbe parlato di Sodoma e Gomorra, sapendo che non esistettero, poiché nessuno ne parlò. Oggi sappiamo che esistettero davvero e gli storici non hanno una spiegazione. Per noi, però, è una prova della storicità della Bibbia. È anche accurata per i periodi di tempo in cui l’autore non era ancora nato, ma sapeva esattamente dove le città si trovavano e in quale ordine elencarle. Questo comporta che il libro della Genesi non venne scritto nel 6° secolo a.C., ma che fu scritto da Mosè, ispirato da Dio, o da un altro testimone oculare. Questa accuratezza ci dà fiducia nelle nostre Scritture. 

d. Tavolette d’Amarna.

Nel 1887 d.C., centinaia di lettere antiche furono scoperte ad Amarna in Egitto. Queste lettere (alcune sono rappresentate a destra) furono scritte su tavolette d’argilla, mandate dalla Palestina a due faraoni: Amenhotep III e IV, fra il 1400 e il 1367 a.C.; in questo periodo Giosuè e i figli d’Israele arrivarono in Palestina. Le lettere, scritte in babilonese, parlano di ostilità con un popolo chiamato Hapiru. Molti studiosi biblici credono che gli Hapiru siano gli Ebrei, un popolo di nomadi guerrieri.

Il governatore di Gerusalemme scrisse parecchie lettere per chiedere aiuto. Nel libro di Giosuè 12:9-24, l’autore menziona  31 città-stato che lui distrusse, mettendo fine agli stati indipendenti, lasciando soltanto pochi stati politici autosufficienti nel sud di Canaan. Questo scenario conferma quello che troviamo nelle lettere d’Amarna, con la sopravvivenza di solo quattro città-stato che ebbero il proprio re, testimoniando le conquiste di Giosuè. 

13. Le lettere di Lachis.

Stavolta si tratta di lettere scoperte nella città di Lachis che risalgono al 6° secolo a.C., (non  come i dipinti murali, che erano dell’ 8° secolo). Ricordatevi che Lachis  fu distrutta dagli assiri, ma poi fu ricostruita e ripopolata dagli israeliti. Più tardi fu distrutta una seconda volta da Nabucodonosor, re  babilonese, nel 586 a.C., durante il tempo del profeta Geremia e del re israelita Sedechia. Le lettere furono scritte (alcune sono rappresentate a sinistra) per chiedere aiuto da Gerusalemme contro Nabucodonosor, re babilonese.

È interessante che un frammento (a destra) menziona il nome personale del Signore, YHWH in  ebraico, il “tetragramma”. Questo è il primo  riferimento che abbiamo al nome di Jahvè in qualsiasi brano di letteratura, dimostrando che Jahvè era una parola ben conosciuta, nonostante non avesse nessuna vocalizzazione. C’erano solo quattro lettere: YHWH. Ora sappiamo che fu il nome dato a Mosè in Esodo 3:15 da Dio per essere il suo nome personale, il nome con cui gli israeliti si sarebbero ricordati di Lui di generazione in generazione. Perciò tutti i profeti conoscevano questo nome. Questo è il primo riferimento a Jahvè che abbiamo nella letteratura, convalidando qualcosa di molto importante: il nome di Dio. 

15. Racconto di Davide e di Salomone.

Avrete notato che l’obiettivo della nostra visita è di cercare prove storiche degli eventi della Bibbia. Più mostre vediamo, più capiamo che la Bibbia è credibile alla luce della storia e sembra che coloro che lavorano al British Museum l’abbiano capito. Per esempio, guardate il racconto di Davide e Salomone (foto a sinistra). Qui troviamo la storia d’Israele e di Giuda, presa dalla Bibbia ma scritta con diverse parole. Perché il British Museum ha affisso la storia biblica d’Israele e di Giuda sul muro? Il British Museum è un’istituzione molto scettica. È sempre stato molto scettico sulla Bibbia, chiedendo se è storica o no; eppure ha usato il racconto biblico perché crede che sia la vera storia d’Israele. La descrizione fu affissa nel 2001.

Apparentemente il British Museum  si rende conto che: più si cerca, più si trova, più si trova, più NOI brilliamo. Fra qualche anno, forse ci saranno molte storie bibliche sulle mura, perché avranno riconosciuto la loro precisione. 

L’accuratezza che vediamo con la statua di Tiraca al pianterreno, l’accuratezza che vediamo con Gerico, l’accuratezza delle tavolette d’Amarna, di Mari, di Ebla e di Nuzi, anche l’accuratezza con i nomi di Sodoma e Gomorra, con la città di Ur, con i popoli chiamati i corei e gli ittiti, tutte queste prove indicano la credibilità storica della Bibbia.

Come Jasper dice nei sui scritti, varie scuole di pensiero, filosofie e scienze scalano la montagna della conoscenza. Fra poco raggiungeranno la cima, ma quando ci arriveranno, ci troveranno i teologi!

Non dobbiamo sentirci minacciati o fuggire da questi manufatti. È importante investigarli criticamente e metterli su un arco temporale e non evitare domande difficili. Molti storici considerano la Bibbia soltanto un accumulo della tradizione orale, redatta molto tempo dopo gli eventi descritti, quindi  mitologica. Però, ora ci sono prove che sostengono la storicità di molti racconti biblici.

16. Ur.

La città di Ur, in Mesopotamia è un altro esempio di ciò che fu considerato un mito, ma per cui ora ci sono prove archeologiche. Molti oggetti in questa sala provengono da Ur, prima considerata mitologica. Ora sappiamo dov’è, che non è fittizia, e che è  ben possibile che Abramo venisse da questa città. 

In questa sala vediamo arpe (estrema sinistra), ninnoli e tavolette della città di Ur (foto a sinistra). Vedremo manufatti che furono trovati nelle fosse comuni, nonché uno stendardo di un montone, che mangia da un cespuglio di spine, fatto d’oro e di lapislazzuli (a destra). 

Può darsi che sia la stessa città che Abramo lasciò nel 1900 a.C., quando per fede ubbidì all’ordine del Signore di lasciare il suo paese e andare dove il Signore l’avrebbe guidato (Genesi 12, Ebrei 11). 

17. La Cronaca Babilonese.

Al pianterreno abbiamo visto le mura di Ninive, annerite dal fuoco. Sono prove archeologiche che sostengono la veridicità del libro di Naum, capitoli 1-3. Qui troviamo la Cronaca Babilonese, che racconta la storia dei babilonesi, non solo la distruzione con il fuoco della città di Ninive, ma anche l’apertura delle cateratte del fiume Khoser e l’allagamento del palazzo, documentando gli stessi eventi che leggiamo in Naum.

18. Tavole del Diluvio e della Creazione.

Le Tavole del diluvio (a destra) e l’Epica della Creazione (a sinistra), scritte in cuneiforme si basano, tra altri documenti, sull’Epopea di Gilgamesh, un documento noto, nonostante sia basato sulla tradizione orale. Molti credono che queste tavole siano la fonte per la storia della creazione e del diluvio in Genesi. Questo è comprensibile quando si dà per scontato che la Bibbia sia redatta molti anni dopo, basata su una lunga tradizione orale. Però, dobbiamo capire che le tavole non rispecchiano esattamente i racconti della Genesi. È logico che vi siano differenze, perché le tavole sono il frutto della tradizione orale, passata da una generazione all’altra, quindi sono molto suscettibili a infiorettature. Tuttavia, è interessante che il nocciolo della storia sia molto simile al testo biblico. 

Abbiamo più di 200 culture diverse che parlano del diluvio, a volte descrivono un’inondazione locale, a volte il diluvio universale, dimostrando l’universalità di questo racconto. Eppure c’è una differenza importante fra queste storie e il racconto della Genesi. Quando si leggono le tradizioni orali, il lettore non giunge da nessuna parte. Esse non danno nessun contesto e non hanno nessun fondamento. 

Sono soltanto favole popolari o fiabe per bambini. Troviamo una differenza qualitativa quando esaminiamo Genesi, sopratutto per quanto riguarda la creazione (capitoli 1-3), che è la base per il resto della Bibbia. È difficile capire i temi principali della Bibbia, se non si sa cos’è successo nel giardino dell’Eden, dopo la creazione di sei giorni. Perciò è essenziale paragonare le tavole con il racconto biblico.

Le tradizioni orali  sono vaghe, senza fondamento o significato, mentre i riferimenti biblici alla creazione sono la base del resto della Bibbia. Non furono scritti come favole da raccontare, per  divertimento o per caso, ma furono scritti per dare un racconto storico e significativo della creazione, in cui tutta la storia trova il suo scopo. Quindi, ogni volta che un profeta parla del peccato dell’uomo, si fa riferimento alla caduta iniziale, che troviamo in Genesi 3. Tutti i libri e tutti i profeti dipendono dal racconto di Genesi. Perciò è molto importante, nonché accurato; non troviamo modifiche né storie inventate in Genesi. Ogni parte del libro della Genesi ha un significato teologico, a volte di più, a volte di meno.

19. Il cilindro di Nabonedo.

(Caduta di Babilonia nel 539 a.C., metà del 6° secolo a.C.)

Il libro di Daniele non  piace agli storici perché contiene molte profezie, che implicano un Dio che entra nel tempo e nello spazio: un presupposto inaccettabile per tanti. 

Daniele profetizzò quattro regni, di cui due esistettero durante la sua vita (il regno babilonese, sotto cui visse, e il regno persiano di Ciro il Grande. Poi parla dei grandi regni a venire, quello dei Greci, sotto Alessandro il Grande e i suoi tre generali, nel terzo secolo a.C., 300 anni dopo Daniele, e quello dei romani, i quali giunsero al potere nel secondo secolo a.C.; eppure, il libro di Daniele fu scritto nel sesto secolo a.C., come poteva sapere Daniele ciò che sarebbe successo tre o quattro cento anni più tardi? Di conseguenza, gli storici hanno cercato di trovare qualsiasi prova che screditasse il libro di Daniele e pensarono di esserci riusciti, con il nome del re al potere al tempo di Daniele, Baldassarre.

Ricordate che Daniele interpretò la scrittura sul muro alla festa di Baldassarre. Grazie alla sua interpretazione, Baldassarre si rivolse a Daniele e gli disse: “a causa di ciò che hai fatto, sarai il terzo nel governo del regno”. È molto curioso: perché il terzo, e non il secondo, se Baldassarre era il primo? Alcuni storici credono che questo dimostri che il libro non fu scritto nel 6° secolo a.C., perché Baldassarre non fu l’ultimo re. L’ultimo re dei babilonesi fu Nabonedo. Tutti i manufatti in mostra di questo periodo (in sala 55) furono scritti da Nabonedo. Lo storico Erodoto, scrivendo nel 5° secolo a.C., circa 100 anni dopo, comprova questo fatto, menzionando che l’ultimo re dei babilonesi fu Nabonedo. Quindi, lui fu al potere quando Ciro distrusse Babilonia. Perciò lo scrittore di Daniele non poteva essere vissuto nel 6° secolo, perché altrimenti avrebbe conosciuto ciò che   sapeva Erodoto. Secondo questa argomentazione, il libro fu probabilmente scritto nel 2° secolo a.C., al tempo dei Romani, ma usando il personaggio di Daniele del 6° secolo. Sembrava che gli storici ci avessero messi con le spalle al muro, ma poi un cilindro fu scoperto nella Ziggurat di Ur.

A. Questo cilindro contiene una preghiera scritta in cuneiforme da Nabonedo per suo figlio, Baldassarre. Il nome di Baldassarre è scritto sul cilindro, quindi sappiamo subito che Baldassarre, figlio di Nabonedo è storico, non fittizio. Tuttavia, secondo i manufatti, Nabonedo fu l’ultimo re babilonese. Questo come combacia col testo biblico? La soluzione si trova su un’altra tavoletta, a una distanza di circa 5 metri: tavoletta 26 (foto a destra). 

B. Questa tavoletta dice che per gli ultimi 10 anni del suo regno, Nabonedo andò in un tipo di semi-pensione a Teman, in Arabia, e lasciò il compito di regnare a suo figlio. La tavoletta non menziona il nome del figlio, ma troviamo il suo nome sul cilindro della preghiera di Nabonedo: lo stesso nome che troviamo nel libro di Daniele. Quindi, negli ultimi 10 anni della sua vita, Nabonedo visse a Teman, mentre suo figlio governò. Furono dunque correggenti insieme. Perciò, quando Baldassarre si rivolge a Daniele (Daniele 5:16) e dice, “sarai il terzo nel governo del regno”, sappiamo che suo padre e lui furono il primo e il secondo. Come uno scrittore del 2° secolo poteva sapere qualcosa di così specifico? Come uno scrittore del 2° secolo poteva sapere che Baldassarre governò in Babilonia, mentre Nabonedo era giù in Arabia? Neanche Erodoto sapeva questo, scrivendo 100 anni dopo. Il motivo della sua ignoranza è molto chiaro: tutti i documenti a cui ebbe accesso furono scritti da Nabonedo, il re superiore. Baldassarre fu soltanto il correggente e prima che lui facesse qualche grande impresa o diventasse il re superiore, Dario distrusse Babilonia e quindi non rimasero più prove dell’esistenza di Baldassarre.

Ora le prove storiche implicano che lo scrittore del libro di Daniele fosse testimone oculare degli eventi descritti. Daniele, non Erodoto, fu un testimone oculare, quindi la Bibbia è ancora più accurata di Erodoto, il grande storico. Già questo fatto è un dilemma per gli storici. Da due piccoli manufatti, abbiamo le prove che il libro di Daniele fu scritto nel 6° secolo a.C. e che è più accurato di qualsiasi altro brano di scrittura storica e, di conseguenza, non può esser stato scritto nel 2° secolo a.C. Che cosa significa tutto questo per il libro di Daniele? Se risale al 6° secolo, include vere profezie! Per i cristiani, è molto interessante, perché il libro di Daniele è pieno di riferimenti al Figlio dell’Uomo, al Messia e li presenta come titoli divini. Daniele 7:13-14, “Uno simile a un figlio d’uomo…gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà. Perciò quando gli ebrei sentirono Gesù chiamarsi il “Figlio dell’Uomo”, seppero esattamente cosa pretendeva, perché conoscevano il libro di Daniele e vi credevano. Capirono il significato del “Figlio dell’Uomo”. Solo una persona divina poteva attribuirsi questo nome. Solo Dio stesso poteva pretendere di avere dominio su ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Questi due manufatti, il cilindro e la tavoletta convalidano le date e il contenuto del libro di Daniele.

20. Ittiti   

    Prima abbiamo menzionato che, in generale, gli storici credono che la Bibbia sia composta da miti e leggende. Un esempio è il riferimento al popolo ittita in Genesi. Non c’era nessuna documentazione  di questo popolo, quindi, secondo molti storici secolari, gli ittiti non esistettero veramente.                Guardando i manufatti sulle mura della sala 53 (foto a destra), vediamo che gli ittiti esistettero  davvero per più di mille anni in Anatolia, nel sud della Turchia moderna.

21. Il Cilindro di Ciro

Ciro il Grande fece distruggere Babilonia da Dario nel 539 a.C., eppure è curioso che, distrutta  Babilonia, Ciro permise agli israeliti di tornare per ricostruire la città di Gerusalemme e il tempio, secondo i libri di Esdra e di Neemia. Molti storici non si fidano di questo racconto, dicendo che nessun re distrugge un nemico e dopo permette allo stesso popolo di tornare a ricostruire la sua città e il suo tempio, perché così il nemico crea una base di potere dalla quale può attaccare il re. Non c’è nessun altro esempio di un tale evento nella storia, quindi non si fidavano del racconto biblico. Però, ora hanno trovato questo cilindro, scritto da Ciro, che corrisponde al racconto biblico. Anche se i manufatti non piacciono agli storici, essi devono accettarli e vedono che sostengono le storie bibliche dei profeti Esdra e Neemia. Ciro deve esser stato molto sicuro di sé per permettere agli israeliti di tornare e ricostruire il loro paese.

22. Assuero.

Noterete una tavoletta (foto a destra) scritta da Assuero, il re di Ester,  dimostrando l’esistenza di questo re, che ci fa aver fiducia nel libro di Ester.

23. Artaserse.

Ci sono piatti in mostra (vedi foto sotto) dal tempio di Artaserse, figlio di Assuero, marito della regina Ester. Sono gli stessi piatti che furono nel palazzo dove abitò Ester, è possibile che lei abbia 

mangiato da questi piatti.

Avendo guardato i periodi assiro, babilonese e persiano, e trovate delle prove storiche per le nostre Scritture, andiamo ora all’unica parte del museo che ha a che fare con la Gran Bretagna. Lì vedremo manufatti dei romani cristiani primitivi, del 4° secolo d.C. circa.

24. “Kyro”

Nel 4° secolo d.C., i romani governarono la Gran Bretagna. Molti di loro furono cristiani, essi introdussero simboli cristiani (il “Kyro” e il pesce Ichtus) che rappresentano la fede. Una villa (a St. Hinton) ha un mosaico sul pavimento con l’immagine di Cristo più antica del mondo (foto all’estrema sinistra). Quest’immagine ha il segno “Kyro” dietro la testa, le prime due lettere greche del nome di Cristo (vedi foto sotto). Vedremo molti segni con il “Kyro” sui manufatti romani nella sala 49, soprattutto sui piatti, alcuni hanno persino l’Alfa e l’Omega. 

COMMENTI DI ALCUNI ARCHEOLOGI SULLA BIBBIA.

GE Wright afferma: “probabilmente non troveremo mai prove conclusive dell’esistenza di Abramo…ma possiamo dimostrare che le descrizioni della sua vita e del suo periodo storico corrispondono perfettamente a ciò che sappiamo dell’inizio del secondo millennio, ma non corrispondono bene a nessun periodo ulteriore”. 

Secondo Sir Frederic Kenyon: “le prove archeologiche ristabiliscono l’autorità dell’Antico Testamento e aumentano il suo valore, rendendolo più intelligibile, grazie a conoscenze più ampie del contesto”.

William F. Albright (un rinomato archeologo) dice: “lo scetticismo eccessivo nei confronti della Bibbia da parte di importanti scuole storiche del 18° e 19° secolo, che risorgono sporadicamente, è stato progressivamente screditato; scoperta dopo scoperta, si è convalidata l’accuratezza di innumerevoli dettagli e il valore della Bibbia, come fonte storica, è stato riconosciuto.

Millar Burrows, di Yale, afferma: “in genere, gli scavi archeologici hanno indubbiamente aumentato la fiducia nell’attendibilità delle Scritture”. 

Joseph Free conferma che mentre sfogliava Genesi, ha notato che ognuno dei 50 capitoli è  illuminato, o confermato, da scoperte archeologiche e che questo vale anche per quasi tutti i capitoli della Bibbia, sia dell’Antico Testamento che del Nuovo Testamento.

Nelson Glueck (archeologo e studioso riformato ebreo) ci dà probabilmente il sostegno più grande alla Bibbia quando dice: “fin’ora nessuna scoperta archeologica ha mai contraddetto neanche un’affermazione biblica ben capita”.

24. Monete Musulmane.

Abbiamo appena visto molti manufatti che dimostrano l’attendibilità della Bibbia. Ora dobbiamo porre le stesse domande ai musulmani, cioè, quali prove storiche del Corano hanno? Come possono dimostrare la storicità della redazione iniziale del Corano? I musulmani pretendono che il Corano sia stato scritto nella metà del 7° secolo, compilato al tempo del califfo Uthman, nel 650 a.D. circa.

Secondo la tradizione, si fecero quattro copie del Corano originale, che furono mandate nelle città di Bassora, Baghdad, Damasco e una venne lasciata a Medina. Dove sono queste copie? La pergamena, che è durevole, fu usata per i manoscritti dal 4° secolo in poi. Quindi, le copie dovrebbero esistere ancora.

I musulmani dicono che esistono due manoscritti: il Topkapi, trovato a Istanbul (a destra) e il Samarcanda (trovato a Tashkent, Uzbekistan). A primo sguardo sembrano autentici. Come possiamo datare un documento e sapere se è autentico? Si deve paragonarlo con documenti della stessa epoca. Perché?  Perché le scritture cambiano col tempo, per esempio, la “f” in inglese fu la “s” più di 100 anni fa. Un esperto vede subito che i manoscritti di Samarcanda e di Topkapi non usano la scrittura giusta. Se fossero scritti nel 7° secolo, come pretendono i musulmani, sarebbero scritti nella scrittura  Hijazi. Siccome non abbiamo manoscritti di quell’epoca, dobbiamo guardare le monete per capire l’evoluzione della scrittura araba.

Come abbiamo detto prima, la formazione delle lettere cambia col tempo, e questi cambiamenti sono di solito uniformi, poiché i manoscritti erano scritti da scribi professionisti. Perciò la calligrafia seguì le convenzioni e le modifiche furono molto graduali (Vanderkam 1994, 16). Se potessimo esaminare la calligrafia di testi di cui sappiamo già le date, potremmo seguire lo sviluppo della scrittura, paragonandoli con altri testi senza data, accertando il periodo storico a cui appartennero. Purtroppo, quest’attività era molto difficile fino a poco tempo fa, semplicemente perché non c’erano manoscritti che servissero al paleografo come modello dello sviluppo della scrittura araba. 

Fortunatamente questa difficoltà è stata alquanto risolta ora che abbiamo monete che risalgono alle prime dinastie musulmane e che usano molte iscrizioni coraniche. Esaminandole, vediamo chiaramente l’evoluzione della scrittura araba.

Gli arabi della conquista non coniarono le loro proprie monete, quindi le prime monete della dinastia ummayad furono adattate dai prototipi bizantini e sasanidi (vedi moneta a destra, da Islamic Coins, da Michael L. Bates, Società Numismatica Americana, NY 1982, pp. 4-6). Furono usate dai califfi: Mu’awiyah, 661-680 d.C., Yazid I, 680-683 d.C. e poi Marwan I, 684-685 d.C. Queste monete furono dunque usate costantemente, dal tempo del califfo Uthman (656 d.C.) e anche dopo nel periodo sufyani e in una parte del periodo marwanide, all’inizio della dinastia umayyad fino al 705 d.C. (Bates 1982, 5-7). Si vede che usarono ritratti imperiali prestati dall’era sasanide e bizantina, a volte aggiungendo iscrizioni brevi in arabo. 

Nel 692 d.C., si attribuisce al califfo di allora, Abd al-Malik, la politica di “arabizzazione”, che eliminò le influenze bizantine-cristiane, sostituendole con un’enfasi araba e mettendo diverse immagini sulle sue monete. È interessante che contengono immagini di personaggi, anche se noi pensavamo che non fosse permesso nell’Islam primitivo. Queste monete primitive hanno il residuo di una croce su un piedistallo (anche se la trave non si vede più), echeggiando l’origine cristiana bizantina di queste monete.

Questi esperimenti nell’iconografia musulmana durarono poco, perché l’Islam vietò l’uso di oggetti o d’immagini come mezzi di devozione. Perciò, il califfo Abd al-Malik introdusse le prime monete totalmente islamiche: dinari d’oro nel 697 d.C. circa. Non ci sono icone o immagini su queste monete (vedi a destra e a sinistra). Sono permesse soltanto iscrizioni arabe, usando una scrittura pre-cufica (o mashq). Ciò che è più importante per la nostra discussione è il fatto che le maiuscole sono tutte dritte e vicine le une alle altre e quindi distinte dalla scrittura cufica più tarda. 

Le monete introdotte da Abd al-Malik alla fine del 7° secolo (durante il periodo marwanide) furono usate dai califfi Walid, del 717 d.C., da Umar II, 717-720 d.C., da Hisham, 720-743 e da Marwan II, 744-750 d.C.; quindi tutti i califfi umayyad, dal tempo di Abd al-Malik in poi, usarono queste monete con la stessa scrittura pre-cufica.

Dal periodo abbaside in poi  vediamo un cambiamento nelle monete (vedi foto a sinistra e a destra). La capitale dell’Islam fu trasferita a Baghdad e i califfi di là cambiarono le monete per riflettere la loro identità. La scrittura che usarono è molto interessante per il nostro dibattito. Guardate le monete prodotte dal 745 d.C. in poi. 

I dirham in queste immagini risalgono al 745 d.C. – 837 d.C., quindi dall’inizio del periodo abbaside in poi. Si nota subito la scrittura usata su queste monete: è la scrittura cufica ufficiale. È una scrittura allungata, cioè c’è una riga orizzontale fra le maiuscole (a destra). Troviamo questa scrittura nei manoscritti coranici di Topkapi e di Samarcanda. Se si paragona la scrittura del manoscritto di Topkapi con la moneta a destra, si vede che le scritture sono simili. Tutte e due usano lunghe righe orizzontali fra le lettere maiuscole, tipiche della scrittura cufica. 

Queste monete ci dimostrano che la scrittura cufica che troviamo nei manoscritti di Topkapi e di Samarcanda non fu probabilmente introdotta nella scrittura islamica fino al periodo abbaside, dopo il 750 d.C., poiché è solo allora che troviamo questa scrittura sulle monete. Perciò non è possibile che i documenti fossero scritti né compilati nella metà del 7° secolo, perché la scrittura usata all’epoca era pre-cufica, come dimostrata sulle monete sopra.

Ci sono altri problemi con i manoscritti: contengono medaglie (a sinistra). Le medaglie indicano ogni decimo versetto. I musulmani dicono che furono aggiunte più tardi e non furono nei manoscritti originali. Eppure c’è uno spazio per ogni medaglia, ciò significa che lo scrittore avrebbe lasciato spazi per permettere l’addizione di medaglie 100 anni dopo! Il fatto che sapevano dove mettere gli spazi vuol dire che sapevano dove finivano i versetti, ma la versificazione non fu canonizzata fino alla metà dell’ 8° secolo, quindi i manoscritti devono esser stati scritti più tardi. 

Esaminando così la scrittura, le medaglie e anche il formato (usano tutti e due il formato orizzontale, copiato dai manoscritti siriani dell’ 8° secolo d.C.) si deduce che questi manoscritti siano più recenti, magari anche dell’inizio del 9° secolo. Sono molto più recenti di quanto i musulmani vorrebbero credere. Visto queste incongruità, dove sono gli originali? I musulmani non li trovano.

Nel futuro si potrà parlare anche di un manoscritto ancora più antico, quello trovato a Sanaa  nel 1975 (vedi foto a sinistra e sopra). Attualmente il Dr. Gerd Puin e il Dr. Von Bothmer fanno ricerche. Usando il criterio dell’identificazione scritturale, possiamo datare questo manoscritto all’inizio dell’ 8° secolo, ma non corrisponde esattamente al Corano di oggi. Le ramificazioni delle loro scoperte non si sono ancora realizzate. Tutto questo ci porta all’argomento di analisi dei  manoscritti, che dobbiamo fare alla British Library, dove ora andiamo.

Visita alla British Library

Storicità dei manoscritti del Nuovo Testamento

Per anni gli storici pensavano che i libri del Nuovo Testamento, sopratutto i Vangeli e il libro di Atti fossero pieni di errori, o che le storie sulla vita di Gesù e la chiesa primitiva fossero esagerate. Per rispondere a questa critica, è importante utilizzare gli stessi criteri che usavamo al British Museum, cioè  investigare riferimenti a persone, luoghi ed eventi per verificare la loro autenticità storica. Per il Nuovo Testamento, il posto migliore per cercare materiale storico è il libro di Atti, poiché l’autore, Luca, fu medico, e si interessò personalmente alla storia, perciò incluse parecchi riferimenti a persone, luoghi ed eventi.

La difficoltà di datare.

Un’accusa frequente riguarda come possiamo sapere quando furono scritti gli originali del Nuovo Testamento. Il libro di Atti ci sarà una guida nel datare. Per esempio, in Atti 18:12 si menziona il proconsole Gallione. Tuttavia, gli studiosi dicono che il gran storico del primo secolo, Plinio, non parlò mai di un proconsole chiamato Gallione, perché non ci furono proconsoli fino alla fine del primo secolo. Secondo loro, questo significa che il libro di Atti deve esser sbagliato, forse perché fu scritto dopo di Plinio, nel 2° secolo, descrivendo la chiesa emergente del primo secolo. Poi si è scoperta l’iscrizione di Delfi, che menziona Gallione come proconsole per un anno, nel 52 d.C.; questo non solo dimostra la veridicità del libro di Atti, ma la sua accuratezza fa pensare che l’autore deve esser stato un testimone oculare.

Siccome Gesù fu crocifisso nel 33 d.C., possiamo datare il libro di Atti a 20 anni dopo la sua morte, non solo grazie all’iscrizione sopra menzionata, ma grazie ad altri eventi storici significativi non inclusi nel libro, che avrebbero enormemente influenzato la chiesa primitiva. Per esempio, si menziona il martirio di Stefano (Atti 7-8), ma non la morte di altri martiri, come Giacomo (62 d.C.), Paolo (64 d.C.) e Pietro (65 d.C.). La ribellione ebraica a Gerusalemme nel 66 d.C. e  la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. neanche vengono menzionate. Il motivo: tutti questi eventi sono accaduti dopo la redazione del libro di Atti. Perciò, con queste prove interne, il libro di Atti può esser datato agli anni 52-62 d.C., mentre i tre Vangeli  (Matteo, Marco e Luca), scritti prima degli Atti, sarebbero stati scritti 20-30 anni dopo la morte di Cristo sulla croce e il Vangelo di Giovanni risale all’ 80 d.C. circa. Quindi, possiamo accettare l’affermazione di Albright: “possiamo dire categoricamente che non ci sono più buoni motivi per datare qualsiasi libro del Nuovo Testamento dopo l’anno 80 d.C. circa”.

Quest’affermazione è importante perché implica che questi libri furono scritti mentre i discepoli, quelli che avevano vissuto e viaggiato con Gesù durante il suo ministero triennale, erano ancora a Gerusalemme. Perciò loro potevano accettare o smentire i contenuti. Gli scrittori di alcuni certi documenti neotestamentari presumono questo avvaloramento interno, enfatizzando la veridicità di ciò che proclamano. 

Sfida interna del Nuovo Testamento: “noi siamo testimoni di queste cose” (Atti 5:32)

C’è una sfida interna nei testi neotestamentari. Gli scrittori stessi sfidano i lettori a cui scrivono a contestare ciò che affermano. Consideriamo le sfide sotto, indirizzate a tre tipi di persone. 

Ai cristiani:

Luca 1:3                     È parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine.

Giovanni 19: 35         …la sua testimonianza è vera; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate.

2 Pietro 1: 16             …non siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà.

1 Giovanni 1: 3         …quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo a voi.

Agli ebrei:

Atti 2: 22                  …prodigi…che Dio fece per mezzo di lui tra di voi, come voi stessi ben sapete.

Ad un amministratore romano (Festo) ed a un re ebreo (Erode):

Atti 26: 24-26           …sono persuaso che nessuna di esse gli è nascosta; poiché esse non son accadute in segreto. Per fare una valutazione completa dobbiamo considerare sia le prove interne che esterne e le critiche specifiche alla Bibbia.

Aggiunte e cancellazioni

Secondo un’accusa popolare, il Nuovo Testamento è stato cambiato nei secoli. Per rispondere si deve chiedere “quando”, “dove” e “da chi”. Grazie a numerosi manoscritti neotestamentari (di cui parleremo più tardi), possiamo accertare non solo la loro attendibilità storica, ma anche quali aggiunte al testo biblico esistono. È tuttavia importante notare che le aggiunte (ce ne sono circa 40 generalmente conosciute oggi) furono incorporate nei manoscritti tardi e non nei primi manoscritti. Sono ben documentate nelle traduzioni moderne e considerate errori scribali, integrati nel testo nei secoli. Qui sotto è una lista delle aggiunte generalmente accettate: 

Matteo 17:21, 18:11, 23:14

Marco 16:9-20  serpenti, veleno e risurrezione

Giovanni 5:4 angelo alla vasca di Betesda

Giovanni 7:53-8:11 donna adultera

1 Giovanni 5:7-8 la formula trinitaria

Perché ci sono aggiunte?

Nel 1611, il re Giacomo fece la prima traduzione della Bibbia in inglese. Gli unici manoscritti a sua disposizione erano dell’ 11° e del 12° secolo. Oggi abbiamo frammenti che risalgono al 1° e 2° secolo, scritti della chiesa primitiva (dei primi secoli d.C.) e manoscritti completi della Bibbia cominciarono ad apparire dal 3° secolo. Ci sono aggiunte solo nei manoscritti tardi ed è ben stipulato quali versetti non furono nel canone originale. Perciò non c’è nessun vero dubbio su ciò che dovrebbe esser incluso ed escluso del Nuovo Testamento di oggi.

Storicità dei manoscritti. 

I primi manoscritti si accordano, ma non i più tardi. Quanti manoscritti ci sono e quanto sono autorevoli? Non avendo gli originali, possiamo fidarci di essi? Ricercatori cristiani hanno dovuto rispondere a queste domande nel passato e ora trovano risposte. Oggi possiamo consultare molti manoscritti diversi per stabilire la credibilità e l’attendibilità dei documenti neotestamentari. Ci sono  più di 5.686 manoscritti greci conosciuti del Nuovo Testamento, anche se Strobel dice 5.664 (Strobel 1998, 62-63). Per di più ci sono 10.000 copie della Vulgata (traduzione in latino) e 9.284 altre versione primitive tradotte in 13 lingue, un totale di quasi 25.000 manoscritti a nostra disposizione. Ma non tutti sono antichi: solo 230 manoscritti del Nuovo Testamento precedono il 6° secolo (McDowell 1972, 39-49, 1999, 38).

Questo fatto turbò gli storici nel passato. Eppure, quando paragoniamo le date di scritti storici e filosofici (vedi tabella sotto) e accertiamo le date delle copie più antiche, troviamo intervalli di tempo molto più vasti che per i manoscritti del Nuovo Testamento. 

Nella tabella sotto noterete che la prima copia di qualsiasi manoscritto secolare risale all’850 d.C., ben 750 anni dopo la composizione dell’originale. Inoltre, tutte le altre copie secolari vengano dopo il 9° secolo. Per esempio, Plinio scrisse fra gli anni 61-113 d.C., ma il più antico manoscritto ancora esistente è datato all’850 d.C. Si dubita dell’accuratezza o della credibilità di Plinio o di altri scrittori secolari? Assolutamente no!

Ora guardiamo i documenti neotestamentari elencati sotto. Vedrete non solo che le prime copie dei libri neotestamentari precedono qualsiasi manoscritto secolare dello stesso periodo (cioè scritti originali del 1° secolo, con frammenti di copie e manoscritti completi dal 2° secolo).  Ci sono più di 200 copie del Nuovo Testamento che precedono la prima copia secolare esistente! Eppure gli storici sono ancora scettici sulla loro autenticità. Se documenti del 9° secolo sono credibili, perché non i documenti del Nuovo Testamento che risalgono al 1° secolo?

Autore Data di redazione Copia più antica Intervallo Copie 

Manoscritti secolari:

Erodoto (storico) 480-425 a.C. 900 d.C. 1300 anni           8

Tucidide (storico) 460-400 a.C. 900 d.C. 1300 anni     8

Platone (filosofo) 400 a.C. 900 d.C. 1300 anni     7

Aristotele (filosofo) 384-322 a.C. 1100 d.C. 1400 anni     5

Cesare (storia) 100-44 a.C. 900 d.C. 1000 anni     10

Plinio (storico) 61-113 d.C. 850 d.C. 750 anni             7

Svetonio (storico romano) 70-140 d.C. 950 d.C. 800 anni              ?

Tacito  (storico greco) 100 d.C. 1100 d.C. 1000 anni           20

Manoscritti biblici  tutti manoscritti individuali

Papiro Magdalen 1° secolo d.C. 50-60 d.C. coesistente?

John Rylands (Giovanni) 90 d.C. 130 d.C. 40 anni

Papiro Bodmer II 90 d.C. 150-200 d.C. 60-110 anni

Papiri Chester Beatty (NT) 1° secolo 200 d.C. 150 anni

Diatesseron di Tiziano

(vangeli) 1° secolo 200 d.C. 150 anni

Codice Vaticano (Bibbia) 1° secolo 325-350 d.C. 275-300 anni

Codice Sinaitico (Bibbia) 1° secolo 350 d.C. 300 anni

Testimoni ostili:

Critici scettici della Bibbia dicono, o implicano, che i documenti neotestamentari non siano attendibili perché furono scritti da discepoli di Gesù o da cristiani più tardi. Essi notano che non c’è nessuna conferma di Gesù o degli eventi nel Nuovo Testamento in fonti non cristiane. Però, se esaminiamo altri scritti (non dei discepoli o di credenti in Gesù) del 1° e 2° secolo, troviamo molti riferimenti ad eventi biblici. Anche se molti né sostengono né credono al messaggio della Bibbia, le loro descrizioni degli eventi aumentano la credibilità delle Scritture.

Tacito (1° secolo d.C.) “Nerone inflisse…torture ai cristiani, Cristo, da cui viene il nome,

                                                 soffrì nelle mani di Ponzio Pilato”.

Tallo (52 d.C.)             “Un buio molto spaventoso e le rocce furono mosse da un terremoto”.   Descrivendo gli eventi della crocifissione.

Plinio (112 d.C.)             “Cantarono un inno a Cristo, come a un dio”.

Svetonio (117-138 d.C.)        “Cacciò da Roma quei Giudei che, istigati da Cresto, provocavano disordini.

Imperatore Traiano  (112 d.C.?) “nega di essere cristiano…graziato”.

Talmud (70-200 d.C.)             Il tempo della crocifissione è confermato e anche l’intenzione dei capi religiosi ebrei di uccidere Gesù. 

Luciano (2° secolo)                 “I cristiani adorano un uomo…crocifisso..sono tutti fratelli…vivono  secondo le sue leggi….odiano i beni materiali”.

Mara Bar-Serapion (2° secolo)  “Quali vantaggi ottennero i Giudei dal condannare a morte il loro saggio re?  

Vangelo della Verità (2° secolo)  “istruendoli sul Padre…è venuto per mezzo di apparenza carnale…la  sua morte è vita per molti”.

Giustino martire             “i chiodi della croce furono fissati nelle mani e nei piedi…dopo la  crocifissione tirarono a sorte.

Traduzioni:

Il cristianesimo fu missionario sin dall’inizio (Matteo 28:19-20). Le Scritture furono subito tradotte nelle lingue conosciute all’epoca. Poco tempo dopo, furono tradotte in altre lingue, per esempio: copto (inizio del 3° e 4° secolo), armeno (400 d.C.), gotico (4° secolo), georgiano (5° secolo), etiope (6° secolo), nubiano (6° secolo), (McDowell 1972, 52). Il fatto che abbiamo così tante traduzioni del Nuovo Testamento indica la sua autenticità, perché se i discepoli o i credenti più tardi avessero voluto corrompere o contraffare i suoi contenuti, sarebbe stato quasi impossibile raccogliere tutte le traduzioni di altri paesi e cambiarle affinché ci fosse l’uniformità che troviamo ora nelle traduzioni. 

Lezionari:

Dal 6° secolo si lessero passi dal Nuovo Testamento durante i culti. Oggi abbiamo 2.135 lezionari catalogati da questo periodo, (McDowell 1972,52). Se ci fosse stata una contraffazione, si sarebbe dovuto, anche, cambiare tutti i lezionari.

Citazioni:

Ci sono, tuttavia, prove ancora più importanti dei manoscritti, dei testimoni ostili, delle traduzioni o dei lezionari, cioè le lettere dei padri della chiesa primitiva. Nelle loro lettere, citarono da tutti i 27 libri del Nuovo Testamento. Nel grafico sotto vedrete una lista di alcuni dei padri della chiesa primitiva e il numero di citazioni nei loro scritti. Molti studi si sono fatti su queste citazioni. In tutto, ci sono 86.489 citazioni, trovate da Leo Jaganay, ora nella British Library (Jaganay, ITCNT, 48). 

Prima del 4° secolo abbiamo 32.000 citazioni del Nuovo Testamento, cioè prima del Concilio di Nicea. Quando aggiungiamo il lavoro di Eusebio, il numero di citazioni del N.T. sale a 36.289, (Geisler GIB: 353, 345). Se raccogliamo le 36.289 citazioni dei padri della chiesa primitiva, fra il 2° ed il 4° secolo, e le mettiamo in ordine cronologico, possiamo ricostruire tutto il Nuovo Testamento, tranne 11 versetti (Giesler 1999, 532). Questo è straordinario, perché, come dice Geisler: “le citazioni sono così numerose e diffuse che, se non esistessero più manoscritti, si potrebbe riprodurre il Nuovo Testamento solo dagli scritti dei padri della chiesa”, (Geisler, GIB: 430). Siccome possiamo rintracciare le citazioni bibliche esatte negli scritti dei padri anche dal 90 d.C. al 160 d.C. (Bruce: 1996, 18), coloro che ritengono che la Bibbia sia stata corrotta devono trovare documentazione per questa corruzione prima di queste date. C’è un argomento solido contro la corruzione, poiché mette il testo biblico in una fonte extra-biblica, coesistente con i testimoni oculari di quegli eventi.

Perciò non abbiamo veramente bisogno né dei 25.000 manoscritti, né dei testimoni ostili, né delle 15.000 traduzioni, né dei 2.135 lezionari; possiamo semplicemente prendere le citazioni dei padri della chiesa primitiva e riprodurre tutti i 27 libri del Nuovo Testamento, tranne 11 versetti! Nessun brano di letteratura, secolare o religioso, può fare una tale affermazione.

Citazioni neotestamentari dei padri della chiesa:

Scrittore       Vangeli     Atti Epistole paoline   Epistole generali Apocalisse     Totale

Giustino Martire    268 10     43 6 3 (266 allusioni)   330

Ireneo       1038        194          499           23                    65     1819

Clemente (Ales.)  1107 44 1127         207           11     2406

Origene                 9231        349        7778                       399                  165                        17992

Tertulliano              382        502        2609                       120                  205                           7258

Ippolito                   734          42          387                        27                   188                           1378

Eusebio                3258           21        1592                        88                     27                           5176

Totale                 19.368       1.352      14.035                      870                   664                       36.289

Citazioni di padri della chiesa primitiva, riguardo alle prove per manoscritti del Nuovo Testamento:

Padre Date Commento

Clemente di Roma 95 d.C. chiamato discepolo degli apostoli da Origene.

Tertulliano     160-215 d.C. “Clemente fu nominato da Pietro”. 

Ireneo             “La predicazione degli apostoli echeggiava ancora nelle 

orecchie e aveva la loro dottrina davanti agli occhi”.

Ignazio             70-110 d.C. vescovo di Antiochia, conosceva bene gli apostoli.  

Policarpo 70-156 d.C.     vescovo di Smirne, martirizzato a 86 anni, discepolo         dell’apostolo Giovanni.    

Barnaba                       70 d.C.  

Erma   95 d.C.

Giustino Martire         133 d.C.           combatté l’eretico Marcione

Taziano                       170 d.C.                

Ireneo                         170 d.C.            

Clemente                   150-212 d.C.

di Alessandria

Tertulliano           160-220 d.C.    chiesa di Cartagine, cita il N.T. 7.000 volte, di cui 3.800

                                                            citazioni  vengono dai Vangeli.

Ippolito                      170-235 d.C.   ha più di 1.300 riferimenti.

Origene                     185-253/254 d.C.  elenca più di 18.000 citazioni del Nuovo Testamento.

                                                               (Geisler, GIB: 353)

Cipriano                    258 d.C.               vescovo di Cartagine. Usa circa 740 citazioni dell’Antico

                                                               Testamento e 1.030 del Nuovo Testamento.

Eusebio           260-340 d.C.     vescovo di Cesarea, cita il N.T. più di 4.000 volte.

Possiamo aggiungere Agostino, Amabius, Lattanzio, Crisostomo, Gerolamo, Gaio Romano, Atanasio, Ambrogio di Milano, Cirillo di Alessandria, Efrem il Siro, Ilario di Poitiers, Gregorio di Nissa….

                                                             

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