L’approccio coi musulmani (1°)

L’APPROCCIO COI MUSULMANI

Noi siamo discepoli con la chiamata di Gesù di “andare per tutto il mondo e predicare l’Evangelo ad ogni creatura”(Marco 16:15).

Se tu ti senti collaboratore di Cristo e quando ti si presenta l’opportunità vuoi essere pronto ad avvicinare anche i musulmani, questa breve esposizione ti vuole aiutare a partire con il passo giusto.

Purtroppo i seguaci dell’islam sono compenetrati tanto nella loro cultura ed è arduo far loro comprendere il Vangelo; amore, comprensione e comunione con Dio possono essere armi spirituali efficaci per aiutarli. Noi cristiani dobbiamo, per primi, comprendere dove sono i punti di vista divergenti, questo con lo scopo di presentare in modo intelligente il Vangelo di Cristo.
Dio ha condotto i musulmani da svariate parti del mondo fino al nostro Paese; difficilmente i cristiani possono penetrare nei Paesi islamici, dove i confronti non sono ammessi. Ci troviamo con questa sfida e opportunità di lavorare per il Signore. Questa è l’occasione per noi, discepoli di Gesù, di portare ai musulmani dialogo, amicizia e conseguentemente l’annuncio del Vangelo di Cristo.

Alcuni cenni storici sull’islam

È utile che conosciamo un po’ la storia dell’islam e di Maometto. Potremo comprendere meglio l’amico musulmano e saper essere così sensibili verso di loro durante il dialogo.

Il fondatore della religione islamica è Maometto che, secondo i musulmani, fu il più grande di tutti i profeti. Nacque nel 570 d.C. alla Mecca (Arabia Saudita). Il Corano afferma che un giorno, in una grotta sul Monte Hira dove spesso si recava a pregare, egli vide l’arcangelo Gabriele sotto sembianze umane, il quale gli disse: “Oh Maometto, tu sei il messaggero di Allah, e io sono Gabriele.” Maometto affermò di aver ricevuto altre rivelazioni da Allah, che lo dichiaravano successore dei profeti, inclusi Noè, Abramo, Mosè e Gesù.

La missione affidatagli era quella di proclamare al suo popolo idolatra che solo Allah è dio, e che gli altri idoli non dovevano essere adorati. Maometto s’imponeva con passione al popolo come l’ultimo messaggero che Allah mandava al mondo, autoproclamandosi “il Profeta”. I pagani, gli ebrei e i cristiani, si opposero con forza alle sue audaci affermazioni. Dopo alcuni anni di persecuzioni, il profeta dell’islam cominciò a marciare in guerra contro gli “infedeli”. Da lì a poco, Maometto costituì una comunità retta da una teocrazia, e il popolo arabo lo consacrò successore di Mosè.

Quando Maometto morì nel 632, dopo dieci anni di lotte armate e guerre, la maggior parte dell’Arabia centrale era stata già assoggettata all’islam, la sua religione.

È storicamente provato che al momento della morte di Maometto, il Corano (che vuol dire “recitazione”) non esisteva ancora come libro. Era necessario comporlo, ma l’impresa era assai ardua. Molti dei compagni di Maometto, i quali avevano memorizzato le sue rivelazioni, morirono nelle battaglie prima di riferirle; di riflesso, prima di perdere gran parte delle rivelazioni del loro profeta, i califfi si assicurarono di far redigere il Corano. La maggior parte dei musulmani non è a conoscenza dello sviluppo storico e delle problematiche del loro testo sacro.
Il Corano consiste in un complesso di racconti inerenti a personaggi biblici e non, compresa una raccolta di insegnamenti al contempo dogmatici, legislativi e morali.

Tatto e prudenza

Presentare la propria testimonianza di quel che Cristo ha compiuto in noi e ci ha insegnato nel Vangelo. I musulmani sono molto seri e rispettosi verso Gesù ( anche se non è lo stesso Gesù per loro). Anche noi dobbiamo essere sensibili alle loro credenze e non offenderli per non vedere compromesse le iniziative.

È possibile servirsi di Maometto, all’inizio di un dialogo, ad esempio per indicare l’errore dei musulmani d’oggi nell’affermare che la Bibbia è stata cambiata poiché Maometto stesso aveva accettato il Pentateuco, i Salmi di Davide e il Vangelo.

È di grande aiuto rimanere in una condotta umile mentre riveliamo la verità; ascoltare, capire il problema dell’individuo davanti a noi senza precipitarsi a schiacciarlo. Il musulmano si mostrerà docile alla gentilezza espressagli.
Possiamo invitarlo a bere una bevanda per comunicargli che la sua amicizia per noi è tanto importante. Se egli ripone fiducia nella nostra persona, è Dio che lo permette; segno che siamo sul sentiero giusto. Per salutare, chiediamogli se è disposto a rivederci, qualora ce ne sia la possibilità; ad esempio se lo avete conosciuto per strada, dopo avergli parlato, concludete con una stretta di mano, questo gesto comunicherà una buona testimonianza cristiana.

Un atteggiamento importante che dobbiamo assumere, mentre parliamo con il nostro interlocutore, è evitare di metterlo in imbarazzo davanti ad altri musulmani. Perché? I musulmani spesso si vergognano, davanti ai loro compagni, di accettare Cristo o semplicemente di ascoltare con attenzione la verità di Cristo; saranno considerati traditori dell’islam e andranno incontro a tanti problemi. Non sorprendetevi se un musulmano interrompe il vostro dialogo e si rivolge al compagno, rimproverandolo in arabo. Allora, quando ci accorgiamo che l’ascoltatore ha sete di scoprire la verità, mettiamolo a suo agio, appartandolo con tatto, da eventuali interruzioni.

Ricordiamoci che Dio è con noi durante la nostra battaglia spirituale. Solo la preghiera è decisiva al fine di ottenere la vittoria. È necessario comprendere profondamente quest’aspetto. Un consiglio: durante un’evangelizzazione, mentre alcuni fratelli sono impegnati a discorrere del Vangelo con le persone, altri dovrebbero occuparsi di pregare. Sostenendo con la preghiera i nostri fratelli, intercedendo, lodando e ringraziando il Signore, la vittoria sarà veramente del Signore.

Una cosa molto elementare da osservare riguardo all’evangelizzazione pubblica (in piazza, nei dormitori pubblici ecc.), per evitare di cadere in discredito, prima di cominciare un dialogo, è di presentarsi inizialmente come maschi. Purtroppo i musulmani hanno un’opinione della donna che non glorifica Dio; portare con noi le sorelle già la prima volta, con tutta la buona volontà di portare il Vangelo, non ci fa guadagnare la loro stima. Per la loro cultura, la donna non ha né diritto né autorità di parlare delle cose di Dio. Noi cristiani, possiamo ricordarci Paolo, che sosteneva di farsi servo di tutti pur di guadagnarli a Cristo (I Corinzi 9:19-23).

Alcuni punti di vista divergenti

Nella seguente tabella sono elencati alcuni punti che causano incomprensioni nel dialogo fra cristiani e musulmani. È il nostro dovere, aiutarli a comprendere che la salvezza dell’anima avviene per mezzo di Gesù Cristo.

©Maggio

Corano

Vangelo

Si sostiene che l’Arcangelo Gabriele apparse sotto forma umana a Maometto, per comunicargli che era stato prescelto da Dio per proclamare un dio monoteista al suo popolo idolatra.

Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.

Galati 1:8-9

Nel Corano, Gesù è chiamato la Parola di Dio, lo Spirito di Dio, il Messia e il Figlio di Maria. Non è mai chiamato il Figlio di Dio. Per i musulmani questo termine è blasfemo.

Salmo 2:8 dice: …Il Signore mi ha detto:“Tu sei mio figlio, oggi io t’ho generato.”
Questo Figlio è Gesù; citare Atti 13:33-35: ….risuscitando Gesù… Siccome lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia più a tornare alla decomposizione,… Difatti egli dice altrove:”Tu non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione.”

Gesù stesso afferma in Matteo 26:63-64: …E il sommo sacerdote gli disse:”Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio.” Gesù gli rispose: ”Tu l’hai detto;…”

Se ci fossero ancora dubbi, spiegate al vostro amico musulmano che Gesù è senza peccato e non può mentire.
In Luca 3:22 leggiamo che Dio stesso ha fatto udire la sua voce dal cielo a proposito: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto.”

Maometto è considerato, dai musulmani, l’ultimo dei profeti; Dio l’ha inviato a tutta l’umanità e la sua missione durerà fino alla fine del mondo.

In Luca 24:46-47 troviamo la seguente affermazione di Gesù: Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe morto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti cominciando da Gerusalemme.
Per smentire al musulmano che Maometto è l’ultimo dei profeti, teniamo alta la Parola di Dio dove in Apocalisse 1:17 Gesù stesso afferma: …io sono il primo e l’ultimo, e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli,…

Francesco Maggio

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