Maometto: vero o falso profeta? (3°)

MAOMETTO E IL SIGILLO DELLA PROFEZIA                  

 

Da una decina di Hadith si riporta che Maometto recasse sulla schiena, probabilmente in mezzo alle spalle, il ‘Sigillo della Profezia’ (Khatam An-Nubuwwa). Consisteva in un GRANDE NEO come una voglia (shama) (Sura 33:40; Sahih Al Bukhari Volume 1, Libro 4, Numero 189). Nulla del genere nella Bibbia. Egli venne considerato  da Waraqa bin Naufal, il cugino della moglie di  Maometto, come dimostrazione fisica e concreta della Sua Elezione a Profeta.

Lascio ai lettori di trarre le loro conclusioni.

Maometto si entusiasmò tanto che  divenne ardito  iniziando a dichiarare a più riprese di essere il profeta che era stato annunziato nella Torah da Mosé  e nel Vangelo da Cristo con l’arrivo del paracletos  (Sura 7:157). Pertanto, Mosé e Gesù come  suoi precursori (Sura 61:6), diventando l’annunciatore di una religione destinata ad affiancarsi al cristianesimo. Tutto ciò grazie a Waraqa Bin Naufal e a sua moglie Cadisgia, ricca donna influente di Mecca, che con l’elezione a profeta del marito intravide un mezzo per fare business dai pellegrinaggi.

E I SUOI CONCITTADINI??

Nella tradizione islamica si racconta che i nobili di Mecca non erano propensi a credere nella teoria di Waraqa bin Naufal instillata in Maometto, ed un giorno i notabili gli chiesero dei segni come prova divina del suo mandato. Fra i molti notabili  di Mecca, uno gli creò più problemi degli altri: al giovane Maometto venne richiesto di risorgere i morti, in particolare risorgere  un certo Qusayy bin Kilab, un uomo stimato, punto di riferimento degli Arabi; i nobili dissero che una volta risorto a Qusayy bin Kilab, gli avrebbero chiesto se potevano  credere in lui come profeta.

Maometto si limitò a rispondere che il suo mandato era la rivelazione del Corano, quindi i notabili ripresero la parola e pretesero da Maometto chiedesse ad Allah di mandare un angelo per confermare che il suo messaggio provenisse realmente da Allah. La risposta di Maometto fu la stessa data in precedenza.

I notabili, per la terza volta, quindi ripresero la parola e sfidarono Maometto, chiedendogli di far accadere un segno dal  cielo, in quanto lui stesso disse in un’altra occasione che se Allah avesse voluto lo avrebbe fatto; gli dissero anche chiaramente che non gli avrebbero creduto fino al momento in cui non avrebbero visto dei ‘segni’ concreti.

Altri notabili presenti dissero inoltre che, fino a quando non fosse riuscito ad ottenere una pubblica legittimazione divina da Allah o da un angelo, non avrebbero creduto in lui.

Alla discussione era presente il cugino di Maometto, Abdullah bin Abi Umayya, figlio di sua zia Aatika, figlia di suo zio Abd ul-Muttalib. Ad un tratto suo cugino gli si rivolse con livore ordinandogli di venire incontro alle richieste dei notabili di Mecca, dicendogli: “Lo giuro su Allah, non crederò in te finché non ti vedrò prendere una scala e salire in cielo, o dove andrai, e ci porterai giù una parte della rivelazione insieme ad alcuni angeli”. Maometto, senza rispondere, ritornò a casa.

I dignitari della nazione araba non accettarono le sue presunte ‘credenziali’ profetiche; sapevano che se la sua rivelazione era divinamente ispirata egli sarebbe stato comprovato da ‘segni’ inconfondibili, come era successo con Mosé, con Gesù e con altri profeti.

“E dicono: “Non ti presteremo fede finché non farai sgorgare per noi una sorgente dalla terra; o non avrai un giardino di palme e vigne nel quale farai sgorgare ruscelli copiosi, o non avrai fatto cadere, come pretendi, il cielo in pezzi su di noi; o non avrai fatto venire, davanti a noi, Allah e gli angeli in tuo aiuto”. Oppure: “[finché] non avrai una casa d’oro”; o: “[finché] non sarai asceso al cielo, e comunque non credere- mo alla tua ascesa al cielo finché non farai scendere su di noi un Libro che possiamo leggere”. Rispondi: “Gloria al mio Signore: non sono altro che un uomo, un messaggero” (Sura 17:90-95).

Per quanto concerne invece la questione delle rivelazioni trasmesse da un angelo, Maometto non ha mai voluto ne potuto fornire delle prove. Nell’arco di 23 anni di “mandato profetico”, mai nessuno era presente con lui quando l’angelo gli parlasse.

“Ha fatto scendere su di te il Libro con la verità, a conferma di ciò che era prima di esso. E fece scendere la Torah e e l’Ingîl” (Sura 3:3).

“Questo è un libro benedetto, che abbiamo fatto scendere a conferma di quello che era [stato rivelato] prima di esso, affinché tu avverta la Madre delle città e le genti intorno. Coloro che credono nell’Ultimo Giorno, credono in esso e sono assidui all’orazione” (Sura 6:92).

Veramente giunge il sospetto.

 

Dott. Francesco Maggio

Teologia e Islamistica

 

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