Le donne all’ombra del Corano (1°)

Corano: ammonitele…battetele  (Sura 4:34)

 

In questo studio vogliamo rispondere alla cronaca che ci raggiunge troppo spesso di donne lapidate, per adulterio, di donne subire violenze perché giudicate dai loro atteggiamenti, azioni, libertà di movimento eccessiva, fin troppo emancipate. In ogni caso, picchiare la donna è un crimine secondo il nostro codice penale.

Abbiamo sentito sovente dai media notabili musulmani affermare che rientra nel loro diritto di libertà religiosa picchiare la donna.  Un esempio a questo proposito è questo articolo del Corriere, il cui titolo è “L’imam: «Giusto picchiare le donne»”.

Nel Corano è presente un versetto che ricorre a ‘battere’ le mogli che non ubbidiscono al marito e ad astenersi dai rapporti sessuali con loro.

La Sura in questione (4:34) in italiano cita così:

“Gli uomini sono preposti  alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele (in arabo, وَٱضْرِبُوهُ cioé wadribuhunna). Se poi vi ubbidiscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande.”

Il Corano sancisce come si legge  di  prima ammonire le donne disubbidienti, dormire in letti separati quando esse non si pentono, e batterle in quanto rientrerebbero  nella categoria di “mogli disubbidienti”.

Quando ho dovuto trattare questo argomento, alcuni hanno insistito davanti all’evidenza che non significa picchiare. L’imperativo usato in arabo è chiaro:  daraba, وَٱضْرِبُوهُ cioé “picchiare”, che in italiano traducono i commentatori islamici con “battetele”. Gli amici arabi sinceri quando leggono “daraba” rispondono che questo termine richiama immediatamente alla mente  “malmenare” nel nostro idioma.

Il commentario islamico, ovviamente tentando di stemperare afferma che: ” una volta Maometto fu interrogato in merito a questa forma di punizione maritale, egli l’aveva sconsigliata con fermezza e, in caso estremo, l’ha permessa a condizione di risparmiare il volto e che i colpi vengano inferti delicatamente con un fazzoletto o con il siwâk. (Il corsivo è mio)

Non neghiamo che possa averlo detto, tuttavia in tal caso, ricorrendo al controllo incrociato, il verbo “daraba” viene utilizzato nella Sura 20:18. In questo passo del Corano si narra di Mosè che deve ricorrere al suo bastone per sfrondare i rami degli alberi allo scopo di procurare cibo alla mandria. Ci risulta molto difficile pensare che Mosè usasse un… fazzoletto per colpire i rami. È noto a tutti che la forza usata per sfrondare un albero con un bastone deve essere notevole. Può un fazzoletto essere sufficiente a sfrondare un albero? Certo che no!

Notare che il  verbo “daraba” è usato per esprimere le azioni di “colpire” e “picchiare” in entrambe le Sure (4:34 e 20:18).

Il Corano, dunque, suggerisce al lettore di usare la stessa forza che Mosè avrebbe utilizzato per sfrondare un albero per picchiare la moglie? Ci vengano a spiegare i professori le conclusioni.

Anche il noto “Libro Verde” scritto da Gheddafi (decine di anni fa), contiene numerose esternazioni sulla natura inferiore della donna rispetto all’uomo.

Nel Hadith Bukhari 3.826, Abu Said Al-Khudri ci riporta che Maometto disse:

“Non è forse vero che la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo? Questo per via della sua intelligenza inferiore”.

Anche il Corano alla Sura 2:282 sancisce che la testimonianza di due donne equivale a quella di un uomo. Poniamo una domanda: ad esem- pio, se una donna dovesse denunciare un uomo per aver subìto violenza e non ci dovessero essere testimoni a favore della donna, cosa deciderebbe il tribunale? La parola di lui varrebbe di più della deposizione della donna. Infine, è sufficiente una veloce ricerca su internet e troveremo links di episodi in Italia dove alcuni imam hanno giustificato che picchiare le donne rientra nell’ubbidienza al Corano.

Un altro versetto del Corano sembra suggerire la superiorità dell’uomo sulla donna. La Sura 2:228 (da me volontariamente ripresa in parte) cita:

“…Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini hanno maggiore responsabilità. Allah è potente, è saggio”. (Sura 2:228)

Hamza Roberto Piccardo così commenta al punto 185 de “Il Corano”: ‘ma gli uomini hanno maggiore responsabilità’: letteralmente ‘sugli uomini c’è un grado maggiore’.

Riflessione

Per l’uomo dovrebbe essere inconcepibile usare violenza, forza fisica contro una donna… è una vigliaccheria! A quei veri cristiani Gesù insegna diversamente. Cosa ordina ai mariti? E alle mogli?

“Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata con l’acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la propria persona. Chi ama sua moglie ama sé stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.” (Efesini 5:25-30).

Anche se la donna dovesse mancare di rispetto al marito cristiano, questi non potrà mai permettersi di alzare le mani contro di lei, né dovrà in alcun modo minimamente pensarlo… Gesù, attraverso lo Spirito Santo, può trasformare anche il più aggressivo e avvezzo alla violenza contro le donne, al fine di prepararlo per il matrimonio con una donna cristiana. Ovviamente, per gli uomini, la regola di base che permette quest’opera del Signore è: crescere nella grazia e nella conoscenza del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. (2 Pietro 3:18)

Noi uomini cristiani dobbiamo ricordare più spesso che la nostra sposa è nello stesso tempo la nostra sorella in fede.. e viceversa per le mogli cristiane. La moglie è un benedizione dataci dall’Eterno ed ugualmente noi lo siamo per lei. Alzando le mani o agendo contro di lei anche solo con un velato segno di minaccia, ci farebbe incorrere nell’ira del nostro comune Padre Celeste.

Sappiamo e sperimentiamo ogni giorno di più che il sigillo del matrimonio non ci dà autorizzazione picchiare le nostre mogli. Dovremo risponderne a Dio!

Nei tribunali islamici, ci viene reso noto, i giudici non prenderanno contromisure contro i mariti violenti. Piuttosto, al contrario, raccomanderanno alla donna di obbedire sempre al marito. Per questi motivi le donne non denunceranno le violenze domestiche.

Dr. F.Maggio

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