L’Islam ha scelto di giocare la partita della raziocinio e della logica in Europa, la stessa culla della civiltà greca (Platone, Aristotele, solo per citarne alcuni) allo scopo di infondere un qualche surrogato di spiritualità. I musulmani intellettuali hanno già fatto molti proseliti in ambiti sociali sia livello intellettuale che politico. Anche nelle università, ad esempio, alcuni studenti italiani di fede cattolica si cimentano con saccenti coetanei musulmani, impegnati a discutere e filosofeggiare su presunte cose scientifiche, per determinare se, su argomenti scientifici, sia la Bibbia o il Corano a “segnare più punti”i; se al termine del raffronto la Bibbia non avesse ragione (o piuttosto meglio dire, se non si è preparati sufficientemente a ragionarci), ecco il Corano assurgere in quanto detentore delle verità divina, incluso tutto il presunto impianto teologico in contrasto alla Bibbia, il Corano finalmente è l’ultima rivelazione, ragione per cui si debba concludere riconoscendo Maometto vero profeta e il Corano parola di Allah.
Tirate le conclusioni, è palese comprendere la pericolosità di questa sottile tattica, quando non si è preparati ad affrontarne gli argomenti, fin qui accennati.
Anche se noi araldi non siamo concordi con questo profilo di dialogo scientifico, faremmo bene a sapere in anticipo i loro contenuti, almeno per saperci regolare di conseguenza, tenendo in mente che annunciare la salvezza (Isaia 52:7) e Cristo crocifisso rimangono per noi principali obiettivi degli araldi del vangelo, ma per i Greci che cercano sapienza non è così.
Argomenti prettamente scientifici non possono sostituire la predicazione della croce, come l’apostolo Paolo afferma, “ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i Gentili, pazzia; (1 Corinzi 1:23).
Ricordiamo che l’apostolo Paolo, trovatosi nell’Aeropago (Atti 17:6), non disdegnava il confronto con i filosofi del suo tempo (sebbene gli accadesse rare volte questo approccio).
Lo sforzo di Paolo era motivato dal senso di urgenza per le anime.
Egli ci comunica che non sono gli argomenti scientifici che convincono gli uomini di peccato o di convertirsi, altresì ci comunica “non mi son tratto indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio” (Atti 20:27). L’apostolo Pietro dice: “anzi abbiate nei vostri cuori un santo timore di Cristo il Signore, pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi, ma con dolcezza e rispetto; avendo una buona coscienza (1 Pietro 3:15). Accomodarsi all’auditorio non ne avrebbe accresciuto lʼeffetto. La sua missiologia divide gli interlocutori in due gruppi: quanti sono sulla via della perdizione e quanti su quella della salvezza. “Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio (1 C0 1E18). Quanti sono chiamati da Dio riconosceranno la sua potenza nel messaggio della croce; quanti sono sulla via della perdizione lo troveranno una pietra d’inciampo, o pazzia, a prescindere dalla bellezza della presentazione. Chi affermerebbe che Paolo non possedesse la cultura e lʼeloquenza per attrarre le persone al suo messaggio? Eppure ci tiene a sottolineare: “E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunciarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza …” (1 Co 2E1); sapeva che la potenza autentica risiedeva nel messaggio evangelico, non nel metodo espositivo. In tanti anni, ho sperimentato che quanti sono chiusi al Vangelo non saranno persuasi da argomentazioni o tecniche raffinate; quanti invece sono aperti, tendono a cercare Cristo con un cuore assetato e accedono al regno attraverso l’appello della parola di Dio
Paolo non modifica il suo messaggio di fondo per adattarsi alle necessità o capricci di quanti lo ascoltano. Una dimostrazione inoppugnabile a sostegno della sua posizione non negoziabile è che: “I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia”.Lʼapostolo sapeva che il suo messaggio era una pietra dʼinciampo per i Giudei, non lo annacqua per quieto vivere. Allo stesso modo, sapeva che i Greci consideravano il suo messaggio una follia perché essi esaltavano la ragione, la saggezza e la conoscenza; nonostante ciò, Paolo predica il Vangelo “non con sapienza di parola, perché la croce di Cristo non sia resa vana …” Nemmeno egli forgia un messaggio culturalmente sensibile, così da evitare una reazione negativa degli ascoltatori. Li conosceva bene e sapeva cosa volevano sentirsi dire, sapeva che “non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie …”. Lʼapostolo non li accontenta.
Il Corano contiene cose stranissime, vere assurdità pseudo-scientifiche che culminano in vere e propri boomerang contro il Corano stesso e contro chi le cita.
Alcune scempiaggini: nel Corano vi si legge che Salomone avrebbe utilizzato schiere di uccelli gettare pietre in volo per aggredire i suoi nemici, come se qui vi fosse un profetico richiamo alla nostra aeronautica da guerra.
In quanto alle dottrine sull’origine dell’universo è diffusamente risputo che erano già state elaborate da diversi popoli dell’antichità, prive di fondamenti scientifici. Tuttavia, negli ultimi 50 anni i musulmani più saccenti (tra questi un tale dott. Bucaille, francese convertito all’islam negli anni 80) hanno provato a sviluppare complicati assetti apologetici per sedurre europei al punto di convertirsi mentalmente all Islam.
Questi argomenti cavillosi sono islamicamente sviluppati quando, in un contesto di pensiero di estrazione greco, l’Islam in Europa riconosce la necessità di decretare la difesa del Corano cavalcando il pensiero greco che impregna l’ Occidente.
I nostri amici musulmani sostengono che il Corano svela aspetti cosmologici sconosciuti nell’antichità, confermate da scoperte scientifiche del nostro tempo.
Insieme vedremo alcune fra le più comuni argomentazioni da loro ostentati ai cristiani. Personalmente suggerisco di aggiungere vostre note personali per approfondire.
La creazione nel Corano: 6 o 8 giorni?
- Colui che in sei giorni ha creato i cieli e la terra e poi si è innalzato sul Trono (7:54).
- Colui che in sei giorni creò i cieli e la terra, quindi si innalzò sul trono a governare ogni cosa.(10:3).
- Egli è Colui che, in sei giorni, ha creato i cieli e la terra… (25:59, 11:7; 32:4; 50:38; 57:4).
- Di’: “Vorreste forse rinnegare Colui che in due giorni ha creato la terra [e vorreste] attribuirGli consimili? Egli è il Signore dei mondi. Ha infisso [sulla terra] le montagne, l’ha benedetta e in quattro giorni di uguale durata ha distribuito gli alimenti”; [questa è la risposta] a coloro che interrogano. Poi si rivolse al cielo che era fumo e disse a quello e alla terra: “Venite entrambi, per amore o per forza”. Risposero: “Veniamo ubbidienti!”. Stabilì in due giorni i sette cieli e ad ogni cielo assegnò la sua funzione. E abbellimmo il cielo più vicino di luminarie e di una protezione. Questo è il decreto dell’Eccelso, del Sapiente! (41:9-12).
Primo boomerang: Non occorre la terza elementare per concludere che il totale dei giorni della creazione raggiunge quindi un totale di otto giorni.
Secondo boomerang: il conteggio dei due giorni è frutto di leggende degli antichi che si spesero e accanirono a proposito delle modalità della creazione.
Terzo boomerang: se Allah si è innalzato sul trono, ciò implica che Allah si è seduto. Se dunque Allah può sedersi significa che ha forme antropomorfiche, no??! Però per tutti i musulmani di tutti i tempi è diffusamente risaputo che concordano blasfemo al solo pensiero di un Allah avere un corpo, meno ancora non può sedersi. Però il Corano la pensa diversamente!! Poverini!!
Piuttosto invece la Bibbia, molti secoli prima dell’Islam, descrive Dio in vari modi ricorrendo a immagini come se possedesse caratteristiche antropomorfiche, anzi, diverrà uomo per mezzo di Suo Figlio “Chi ha visto me ha visto il Padre”.
Photocredit: http://flic.kr/p/FCMffQ (CC BY-NC 4.0).
Corano-Bibbia: fede e Scienza a confronto