Differenze tra le versioni coraniche

Differenze tra le versioni coraniche

Noi cristiani non ci siamo mai soffermati su alcuni difetti di forma della Bibbia, ma sulla sua sostanza spirituale e dottrinale, anche perché consapevoli del grande lavoro di copia di ognuno dei 66 libri fatto a mano dagli scribi ebrei e da altri amanuensi prima dell’invenzione della stampa (ricorderemo anche che il primo libro stampato da Gutenberg fu la Bibbia).

L’Iddio della Bibbia, non solo ci ha donato la “sua Parola” in forma scritta, ma che l’ha preservata nei secoli dai tanti personaggi che hanno cercato di eliminarla con tutti i mezzi. Falliti tutti questi tentativi, ai nostri giorni, c’è chi esercita l’arte ignobile della ricerca cavillosa e del discredito del libro divino.
In questo articolo, veniamo ora al Corano, anche grazie al prof. Di Noja Nosedase, grande esperto paleografo italiano e professore di lingua araba, il quale spese la sua vita per le ricerche scientifiche sul Corano (Qur’an) (scomparso dieci anni fa a causa di incidente d’auto), se il Qur’an può resistere all’esame testuale scrupoloso come la Bibbia ha dovuto subire sin dai tempi remoti. Nel corso di 2.000 anni, sappiamo, la Bibbia ha  superato le critiche testuali dei detrattori paleografi più accaniti (molti poi convertiti alla fede in Cristo) confermandosi  l’infallibile Parola di Dio. La Bibbia è e rimane per noi il libro divino.

Letture diversificate nei manoscritti Qur’anici.

Partiamo dall’orgogliosa affermazione del Qur’an,

“Questo Corano non può essere forgiato da altri che da Allah” (Sura 10:37)”

Il nostro viaggio

  La tradizione riferisce che “nei primi giorni, molti dei compagni si fecero copie IN PROPRIO del Qur’an in cui essi inserirono, a scopo di propria edificazione personale, molte aggiunte esplicative, sinonimi per le parole che essi non comprendevano pienamente e simili annotazioni.La trasmissione scritta di testi implica necessariamente errori, se non altro dovuti alla natura umana fallace. Nella trasmissione di conoscenza della letteratura hadith, per esempio, possiamo osservare che una tipologia standardizzata di correzioni manoscritte prese forma ben presto. Certamente, per quanto riguarda il Qur’an, in quanto Libro Sacro, la cui copiatura meticolosa avrebbe attratto molte benedizioni sul credente, le copie prodotte del suo “Textus Receptus”, e cioè del testo di Uthman, poté escludere ampiamente la corruzione del testo. Comunque, gli errori umani sono inevitabili e questo si applica anche alle mani degli scribi, nonostante essi stiano scrivendo una copia del Qur’an. Gli errori, e soprattutto le loro correzioni, sono molto comuni, persino nel testo Qur’anico come emerge dai manoscritti più antichi.“Da una parte ritroviamo correzioni dovute a lezioni/dizioni(?) differenti con significato testuale, che siano lezioni(?) canoniche o non canoniche. D’altra parte, le correzioni possono essere riportate ad errori del copista, che siano dovute all’ortografia della scrittura araba e la sua riforma, oppure contro un tipo di errore minore, definito errore di penna (o lapsus calami) dello scriba. Comunque, qualunque prova di una lettura variante dissolve e scompare nelle parole del Corano: “Questo Corano non può essere forgiato da altri che da Allah” (Sura 10:37)”

Ho visto una quantità di manoscritti Qur’anici che i trascrittori registrarono come manoscritti di Ibn Masud. Nemmeno due copie del Qur’an erano in accordo e la più parte di esse si trovava su pergamene cancellate malamente.  Vidi anche un manoscritto Qur’anico trascritto circa duecento anni fa che includeva la prefazione del libro.” Al-Nadim. Gerard Puin, paleografo tedesco come  afferma nell’intervista “The Oldest Quranic Manuscript” (vedi link) al minuto 3:35 sec.

L’assenza e la cecità

Nel 1895, durante il suo terzo viaggio in Egitto, la signora Agnes Smith Lewis acquistò un manoscritto da un antiquario di Suez.
Si trattava di un palinsesto. Nella “Scriptio superior” (N.d.R. oppure traduci con: “scrittura superiore”) ella poté leggere alcune omelie dei primi Padri della Chiesa, scritte in arabo, mentre il materiale riciclato dallo scriba proveniva da diversi manoscritti. Lo scriba che scrisse le omelie sulla porzione cancellata mise insieme svariati fogli: 84 fogli in siriaco, 44 fogli in arabo ed un foglio in greco.
La “Scriptio inferior” di questi fogli in arabo contiene parte del testo Qur’anico, si trattava di 23 fogli in formato verticale e furono riscritti perpendicolarmente alla scrittura più antica.
I fogli precedenti furono rilegati in una nuova serie di più piccolo formato: furono piegati a metà ed alcuni di essi furono tagliati (ad esempio 152a-149b).
La signora Lewis tagliò – con una certa ovvia riluttanza, ammise – gli spaghi di rilegatura che tenevano insieme il libro e stese le pagine per leggere il testo della “Scriptio inferior” del palinsesto.

– Dopo il 1902, anno di pubblicazione degli “Studia Synaitica”, XI, Apocrypha Syriaca: il Protoevangelo di Giacomo ed il “Transitus Mariae”: con testi dai manoscritti dei LXX, dal Qur’an, dalla Peshitta e da un inno Siriaco in un palinsesto Siro-arabo del V° secolo e seguenti: con un’appendice di testi Siriaco-palestinesi dalla collezione Taylor-Schechter, la signora Lewis affidò il manoscritto ad un gruppo di esperti rilegatori, la ditta Eyre Spottiswoode, i quali restaurarono i fogli.

– Nel 1913 la signora Lewis incontrò il signor Alphonse Mingana a Cambridge, e gli mostrò il suo libro “Apochrypha Syriaca” oltre al manoscritto di sua proprietà. La pergamena fu riesaminata e la trascrizione del testo Qur’anico fu pubblicata nella sua interezza con un’introduzione ed una lista di sue varianti.

– Poco dopo, nel 1914, il manoscritto fu spedito a un’esposizione internazionale di libri e manoscritti a Lipsia, ma a causa dello scoppio della prima guerra mondiale scomparve. Fu rintracciato successivamente dal Dr Oman, del collegio Westminster a Cambridge, coadiuvato dal Prof. Huene, di Tubinga, ed alla fine fu riportato nel 1936 (il 20 di aprile) alla biblioteca dell’Università di Cambridge, conformemente alla volontà della signora A. S. Lewis, la quale nel frattempo si era spenta già da dieci anni, nel 1926.

– Un anno più tardi, nel 1937, Arthur Jeffery sminuì l’importanza che la signora Lewis e Mingana attribuivano ai manoscritti. Così, dopo grandi attese, gli accademici espressero il loro disappunto. Inoltre, l’inesorabile – qualche volta giustificabile – criticismo di Blachére distrusse le ipotesi della signora Lewis e di Mingana, ed in ogni caso anche il valore del palinsesto fu screditato contemporaneamente. Da allora, per quanto Blachére invitasse a studiare il manoscritto nuovamente, nessuno scrisse più al riguardo.
C’è da dire che anche trascurando la straordinaria importanza di questi fogli, che la signora Lewis e Mingana stimavano, essi costituivano perlomeno l’unica prova conosciuta di lezioni varianti del testo Qur’anico all’inizio del secolo scorso. Ora accadde un secolo più tardi che un accademico musulmano smontò completamente lo studio “Pagine da tre antichi Qur’an”; ciononostante, sovente le sue parole sono infondate in confronto alle affermazioni del Prof. Mingana. Di conseguenza, apparve come un’inspiegabile omissione. L’articolo di Mingana e della Lewis fu criticato, ma al tempo stesso il manoscritto fu dimenticato.
Nel 1937 Arthur Jeffery tentò l’impresa di armonizzare tutto il materiale che era sopravvissuto dei cosiddetti “testi rivali”, cioè testi rivali del testo modello di Uthman. Nel suo “Elementi” egli raccolse una quantità di varianti Qur’aniche, ad esempio quella sopraggiunta fino a noi di Ibn-Al-Massud, ma la sua collezione di varianti “è vuota sin dal principio perché nessuno dei suoi riferimenti nemmeno richiama un ‘Mushaaf’ (N.d.R: significa manoscritto) di Ibn-Al-Massud, i materiali sono solo citazioni, una ricostruzione derivata dalla letteratura esistente sulle versioni, a causa dell’assenza – a quel tempo, all’inizio del XX secolo – di una tradizione scritta circa i manoscritti del testo Qur’anico datata ai primi anni dell’Islam. L’accademico stesso, riferendosi alle citazioni delle vecchie versioni, dichiarava: “Questo, in assenza di qualunque prova manoscritta diretta, concede a noi la nostra sola testimonianza al riguardo dei caratteri del testo che ‘il testo standard di Uthman superò’”.
Dieci anni più tardi, nel 1947, nella sua “Introduzione al Qur’an”, Regis Blachére si lamentò della mancanza di disponibilità di materiali per lui per un’edizione critica del Qur’an; si augurò uno sforzo unitario, “una collaborazione internazionale, una messa in comune di tutte le risorse manoscritte esistenti al mondo”. Perciò sembra essere illogico lamentarsi dell’assenza di fonti di versioni varianti ed allo stesso tempo essere ciechi di fronte alla testimonianza di un’edizione critica del Qur’an, di ignorare i manoscritti della Lewis e di Minga

La prova di versioni differenti nei manoscritti Qur’anici

1. Prova nel palinsesto di Bonhams.

Quando cominciai a lavorare al “Progetto Amari” indirizzato alla pubblicazione di manoscritti primitivi Qur’anici non potevo nemmeno immaginare che avrei visto due pagine che avrebbero potuto fare contenti Jeffery e Blachére e chiunque stesse cercando il precedente testo “Al-kharf al-Awal”.
Fu possibile studiare queste due pagine grazie alla gentilezza dell’antiquario Sam Fogg ed alla casa d’aste Bonhams il quale possedeva le loro fotografie, attualmente la riproduzione di “un’importante, primitiva pagina in scrittura Hijaz”, Arabia occidentale, probabilmente Medina, inizio-metà del 1° secolo dall’egira, sta nel catalogo 27 di Sam Fogg, “Calligrafia islamica”, mentre non è possibile rintracciare l’ubicazione attuale del palinsesto di Bonhams.

(Folio from a Qur’an in Hijazi script. Hijaz, possibly Medina, mid-7th century/br. Ink on parchment. 14 1/4 x 10 5/8 in. (36 x 27 cm).

Il frammento di Bonhams è un palinsesto in scrittura Hijaz su pergamena. La “scriptio superior” consiste di 24 versi dalla Sura-Al-Nisah, a partire dalla parola nashi-ba-hum (Q 4:33) fino alla parola kafaru (Q 4:56). La “scriptio inferior” consiste di parte della Sura-Al-Ma-idah, dalla parola yutàkhira (Q 5:41) alla parola yughahiduna (Q 5:54).
Il testo della “scriptio inferior” è differente dal testo standard di Uthman. Le lezioni varianti del testo Qur’anico, attraverso la prova manoscritta diretta e non per citazioni, sono:

2. Una differente sequenza di parole

Qur’an 5:41, all’inizio della riga 2, sul recto (fronte) è possibile leggere tah barbuta e dedurre fi-l’ahirati prima di lahum: wa fi l’ahirati lahum ‘adabun ‘ajimun, piuttosto che wa lahum fi l’ahirati adibun ajimun, che è la lezione standard.
Qur’an 5:48, li-kullin minhum ga’alna shir’atan, dove gli altri leggono li-kullin ga’alna minkum shir’atan.
Qur’an 5:50, wa-man [‘ahsanu hukm]an min allahi, invece della lezione standard wa-man ‘ahsanu min allahi hukman.
2.     Omissioni dei versetti coranici
È possibile anche osservare l’omissione di parole o di frasi intere.
Q 5:42, fa’in ga’uka è mancante. Le parole fa’in ga’uka sono presenti nella lezione standard, ma mancano nella “scriptio inferior” del palinsesto.
Q 5:42, ‘anhum manca. La pagina mostra ‘aw’a’rid invece dello standard ‘aw’a’rid ‘anhum.
Q 5:49, fa-‘annama si contrappone a fa’-lam ‘annama della lezione standard.

3.   Parole differenti

Per via del nostro lavoro di confronto, si dovrebbe inoltre annotare che ci sono diverse parole.
Q 5:42, yasma’u na si contrappone a samma’u na che è la lettura degli altri. Nello stesso verso possiamo trovare laainvece dello standard lan per la frase negativa fa-lan yad urruka.
Q 5:43, si incontra l’espressione fa-ma con la lettera fa e non con la lettera waw, cioè wa-ma, come nel testo standard.
Q 5:44, leggiamo wa-‘anzalna, contrapposto a inna-‘anzalna.
Q 5:44, dalla riga 7 alla 11, sul recto, si trova la maggiore deviazione dal testo standard. La variante opposta a al-taurata è illeggibile; alladina ‘as(lamu) wa’alladina hadu è contrapposta a alladina ‘aslamu li-lladina hadu; la frase yahkumuna bi-ma nazala allahu fi-ha è aggiunta, wa-illa bi-ma è opposto a bi-ma.
Il testo standard è: ‘inna anzalna al-taurata fi-ha hudan wa-nurun yahkumu bi-ha al-nabiyyuna alladina ‘aslamu li-lladina hadu wa-l-rabba-niyyuna wa-l-akhbaru bi-ma stuh-fi-zu min kitabi allahi,
“Fummo Noi che rivelammo / la Legge (a Mosè): in ciò / fu guida e luce.
Secondo i suoi canoni sono stati giudicati / i Giudei, dai Profeti / che si piegarono (come nell’Islam) / dai Rabbini / ed i dottori della Legge. Perché a loro fu affidata / la protezione del libro di Dio.
Laddove, nel palinsesto, si trova il testo:
riga 7: wa-anzalna al-m…..
riga 8: fi-ha nurun wa-hud[an…]kumu bi-ha ‘illa say’an alladina as[lamu]
riga 9: wa-alladina hadu yahkumuna bi-ma nazala allahu fi-ha.
Riga 10: yahkumu bi-ha al[…] una wa-illa bi-ma stubfizu min kitabi a
Riga 11: llahi
Q 5:54, il tempo futuro è introdotto dalla particella sa-, cioè sa-yati, invece di fa-sawfa yati, che è la lezione degli altri. Inoltre, abbiamo una forma al singolare invece del plurale e viceversa, la seconda persona plurale invece della terza singolare; i pronomi personali hum invece del sostantivo al-nas, che possiamo leggere nel testo di Uthman: perciò in Q 5:44 leggiamo fa-la takhsawu-hum contrapposto a fa-la takhsawu al-nasa.
Q 5:45, figura 2, leggiamo alabani is-rail, contrapposto al testo standard alayhim. Alla fine della riga 13, c’è una lacuna illeggibile, ma si dovrebbe supporre che vi sia wa-anzala allahu: [wa-anzala allahu] ala bani issai, che la stessa lezione di Ubay-B-ka-B piuttosto che wa-ka-tabna alayhim, che è la lezione degli altri.
Q 5:46, possiamo leggere li qawmin yu[q]inu na (come la fine di Q5:50, “per un popolo la cui fede è rafforzata”) oppure: li qawmin yu[m]inu na, laddove il testo standard riporta: li-l-muttaqina, cioè: “per quelli che temono Dio”).
Q5:54, laddove il testo standard recita a-izzatin ala al-kafirina, il manoscritto è danneggiato, ma prima della preposizione ‘ala possiamo notare tre aste verticali ove, nella parola a’izzatin, viene riportata soltanto un’asta.

4. Varianti ortografiche

Un altro tipo di varianti è l’ortografia delle parole.
La vocale lunga aa talvolta non è scritta con Alif (scriptio defectiva) (cioè: scrittura difettiva, per difetto)
La vocale lunga aa è scritta con una ya nel mezzo della parola, come per esempio (Q5:44) bi-‘ayati (figura 3): ba’, alif, ya, ya, ta (tre denti in cui il secondo sta per alif) e la finale ya, invece dello standard con la scriptio defectiva. La stessa compitazione (con una ya al posto della aa) si ritrova nella stessa parte della sura al-ma’idah nel frammento Qur’anico della biblioteca di Berlino (figura 4).
Queste caratteristiche ortografiche possono aiutare a datare i manoscritti.
L’ortografia dell’articolo: (Q5:45) bi-l-‘anfi è scritta senza la alif dell’articolo, ove lo standard è bi-(‘)l-‘anfi con alif.
Q 5:48, la preposizione ‘an è nella forma separata ‘an-ma, ove lo standard riporta ‘amma. Nello stesso verso si dovrebbe notare inoltre fi-ma, ove gli altri leggono la forma separata fi ma.
Riepilogando, a parte le varianti ortografiche, le dizioni varianti nella versione di Bonhams sono circa trenta, laddove la tradizione ne riporta soltanto una: Q5:45, ‘ala bani ‘isra’il, che è in parte la stessa dizione di Ubai b. Ka’b.

5. Prova nel palinsesto di Fogg

-La relazione tra i testi
La scriptio superior del palinsesto consiste di dieci versi dalla sura al-baqarah, dal verso 277 al verso 286. La scriptio inferior mantiene parte della stessa sura, dal verso 206 al verso 223. Il testo della scriptio inferior è differente dal testo standard, ma talvolta le lectiones sono semplicemente versioni ipotizzate, perché le varianti sono più profondamente cancellate del resto della scriptio inferior ed il testo è illeggibile, ma possiamo leggere le correzioni apportate da un altro copiatore che utilizzò un altro inchiostro (figura 5).
Analogamente al frammento di Bonhams, la pergamena ci mostra i vecchi segni di parole differenti, di espressioni aggiunte, di omissioni.
Sotto-sottotitolo: varianti
Al di là delle varianti ortografiche, le lectiones sono una quindicina, ove la tradizione ne riporta soltanto due: Q2:217 e Q2:222.
Q2:217, il testo standard è: [yas’alu]naka ‘an al-(sa)hri al-harami qitalin fi-hi, ove nel palinsesto il testo recita: yas’alunaka ‘an al-sahri al-harami wa-an qitalin fi-hi, come la qira-ah (N.d.R. significa variante) di Ibn al-Masud, al-Rabi, Ibn’Abbas, al-A’mas e ‘Ikrima: yas’alunaka ‘an al-sahri al-harami an qitalin fi-hi.
Q2:222, invece dello standard fa-’tazilu al-nisa’a fi l’mahidi wa-la-taqrabuhunna hatta yathurna, “quindi, stai lontano dalle donne / durante i loro cicli, e non / avvicinarle finché / non siano nette”, è possibile leggere (figura 7) (la-taqra)bu al-nisa’a fi mahidihinna hatta yatatahharna, che è la stessa versione che la tradizione attribuisce a Ibn’Masud, senza la proposizione wa-‘tazilu-hunna.

La variante fu adattata nella lezione standard. La fine della riga 19, sul retro, è una mancanza illeggibile, mentre all’inizio della riga 20 la scrittura conservò un’asta verticale, aggiunta come continuazione alla ba (figura 7): ba, waw e alif – la parte finale di taqrabu – divenne lam, waw e alif – la parte finale di fa-tazilu. L’articolo al’ fu aggiunto in epoca più tarda a mahidi ed il pronome finale hunna fu cancellato. Prima di hatta, la frase la-taqrabuhunna fu modificata come nel testo standard .

6. Errori e Correzioni

Ci sono due tipi di correzioni aggiunte al testo. Da una parte ritroviamo correzioni dovute a lezioni/dizioni(?) differenti con significato testuale, che siano lezioni(?) canoniche o non canoniche. D’altra parte, le correzioni possono essere riportate ad errori del copista, che siano dovute all’ortografia della scrittura araba e la sua riforma, oppure contro un tipo di errore minore, definito errore di penna (o lapsus calami) dello scriba.
Un esempio classico di correzioni dovute alla riforma ortografica a compitare una a lunga con la madre della dizione alif. La tradizione delle duemila alif aggiunte dal governatore dell’Iraq, Ubaydallah ibn Ziyad, è riportata da Ibn Abi Dawud nel suo Kitab al-Mashahif. Sebbene duemila lettere siano una notevole quantità, le alif aggiunte presenti nei manoscritti sono appunto un’enormità. Possiamo trovarle nel Qur’an di Uthman conservato nell’Istituto di Studi Orientali, presso l’Accademia delle Scienze di Russia, in cui le alif mancanti furono aggiunte con inchiostro rosso durante la prima fase della revisione del testo. Nel papiro di Leyda sembra riscontrarsi una particolare commistione (Di segni) atta a correggere la mancanza di alifs.
Questi manoscritti primitivi sono pieni di correzioni, non soltanto parole aggiunte, ma anche parole cancellate. Un esempio divertente si trova nel manoscritto della Biblioteca di Stato a Berlino, in cui si può leggere qalu (Q5:14) senza alif, scriptio defectiva, e alcune righe sotto, nella stessa pagina (3b), possiamo leggere qalu (Q5:17) con alif, scriptio plena (scrittura completa, cioè per esteso). Ma il primo qalu fu corretto ed una alif fu aggiunta (fig. 8), mentre il secondo qalu fu altresì corretto, ma la alif fu cancellata (fig.9) . Questo è il segno della completa mancanza di regole generali.
Nei frammenti raccolti nel volume 5,I del “fonti della trasmissione manoscritta del testo Qur’anico” del progetto Amari, ho incontrato correzioni nella pergamena conservata nell’Istituto orientale dell’Università di Chicago (A. 6959), come ad esempio sul retro, riga 4, la alif al-wiqaya in s r k w (Q68:41) fu aggiunta più tardi. Un’intera parte di un verso (Q10:109) è aggiunta in inchiostro nero alla fine della sura nella pergamena conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
Nel manoscritto di Berlino ci sono alcune parole mancanti aggiunte tardivamente, come ad esempio li-llahi (Q4:139) nella riga 3, foglio 1.a; ‘ilayhi (Q4:175) nella riga 7, foglio 2.a, dalikum fisqun al-yauma ya’isa’alladina (Q5:3) nelle righe 6-7, foglio 2.b (fig. 10); ‘illa ‘alladina (Q5:34) nella riga 13, foglio 4.b; allahu (‘ilayka) (Q5:49) alla riga 18, foglio 5.b; min-hum yusari’una (Q:5:62) nella riga 6, foglio 6.a.
Nello stesso manoscritto alcune lettere sono cancellate o aggiunte: in yura’una (Q4:142; foglio 1°, 1. 12) una originale ya come portatrice di una hamza fu eliminate tardivamente; in suwa’in (Q4:149; foglio 1b, 1. 5) la alif fu cancellata; in ‘utu (Q5:5; foglio 2b, 1. 14) la alif al-wiqaya fu aggiunta; in w s h [d] w’ (Q5:8; foglio 3b, 1. 9-10) la prima waw e la seconda furono cancellate e la parola fu corretta come nel testo standard suhada’a; in siratin (Q5:16; foglio 3b, 1. 13) la ya per pronunciare la a-lunga fu cancellata più tardi; in al-gurabi (Q5:31; foglio 4b, 1. 5) la alif fu aggiunta più tardi; in gaza’u (Q5:33; foglio 4b, 1. 10) le waw-alif finali furono aggiunte; in maglulatun (Q5:64; foglio 6a, 1. 9) le finali lam e ta-marbuta furono aggiunte più tardi; in ya-bani (Q5:72; foglio 7a, 1. 10) la prima ya fu aggiunta più tardi; in wa-rabbi (Q5:72; foglio 7a, 1. 11) la waw fu cancellata e la parola fu corretta come nel testo standard rabbi; in yaqulu (Q5:73; foglio 7a, 1. 14) la alif al-wiqaya fu cancellata ed una nun fu aggiunta, così la parola fu corretta come nel testo standard yaquluna.

7. L’Errore: preterintenzionale e deliberato

Lo scopo di questo articolo è di provare ad approfondire l’analisi della costituzione e scrittura del testo Qur’anico, piuttosto che quello di analizzare il significato delle varie lezioni. La tradizione riferisce alcune varianti di lettura – solo un piccolo numero – che noi possiamo vedere in questi due fogli di palinsesto. È estremamente importante trovare quelle varianti in un manoscritto e non soltanto nelle citazioni più tardive. Alcune di queste varianti sono di importanza trascurabile, come per esempio l’ordine delle parole, alcune di esse sono omissioni, altre aggiunte, “chiose esplicative sul testo di Uthman, o espansioni”, talvolta queste varianti sono sinonimi. La tradizione riferisce che “nei primi giorni, molti dei compagni si fecero copie del Qur’an in cui essi inserirono, a scopo di propria edificazione personale, molte aggiunte esplicative, sinonimi per le parole che essi non comprendevano pienamente e simili annotazioni.
Così, non c’è nulla di strano su fa-arsalaa invece dello standard fa-ba’ata: “E Dio mandò messaggeri”; essi sono sinonimi. Dovrebbe essere notata (figura 6, riga 12 sulla pagina frontale nel manoscritto di Fogg) la presenza di un inchiostro diverso, esso rivela che il sinonimo di cui sopra fu corretto più tardi con la parola standard (vedere tabella 2). Non si dovrebbero trascurare le tracce di scritto e la procedura di trascrizione.

8. Omissioni minori?

Desidero portare l’attenzione una variante di lettura di nessuna importanza: l’omissione di una espressione. Nella riga 3 sul fronte pagina del manoscritto di Bonham (figura 1) è possibile leggere la scriptio inferior fa-khum baynahum come “giudica tra loro” (Q5:42), ove fa-‘in ga’uka manca. Le parole fa-‘in ga’uka sono presenti nella lettura standard, ma mancano nella scriptio inferiore del palinsesto. Il testo standard è: fa-‘in ga’uka fa-khum baynahum, cioè “se vengono da te, oppure giudica tra loro”.
Fa-‘in ga’uka è un elemento fondamentale nella storia dei due adùlteri.
Nel Muwatta di Malik, l’elemento narrativo degli ebrei che vennero da Muhammed per risolvere il problema è un elemento di base. Nella vita di Muhammed, gli ebrei mandano l’uomo e la donna a Muhammed affinché egli possa decidere: “portarono la coppia a Muhammed”.il costrutto narrativo nella biografia è parallelo alla storia dell’adultera nel Vangelo (secondo Giovanni). Qualcuno parlò di un trasferimento, di un’imitazione, la riproduzione di una decalcomania fatta a partire da Giovanni dalle Hadith, quanto al tema ed alla sua strutturazione letteraria. Il Muwatta consiste di una bozza più antica della storia senza le aggiunte della Sira. L’omissione di “se vengono a te” nel palinsesto dovrebbe rimettere in dubbio anche gli elementi di base della storia, ammesso che la lettura variante non sia soltanto un lapsus (lapsus di penna), ma un’omissione deliberata.
Si dovrebbe supporre che in un manoscritto qur’anico differente non ci fosse alcun elemento narrativo degli ebrei che vennero da Muhammed. Fu aggiunto in epoca più tarda è si trattò di un trasferimento del Vangelo per quanto riguarda la Sira. Nel Vangelo gli scribi ed i farisei “agousin” (cioè: “conducono”) la donna a Gesù. Ad ogni modo, ciò non implica che la scriptio inferior sia il testo pre-standard.

9. Omissione deliberata?

Le varianti più interessanti nel palinsesto di Fogg sono le omissioni. Esse potrebbero incollare un significato differente al testo.
Q2:217, “hatta yaruddu-kum”, “fintantoché non ti riportino indietro” non è lo stesso dello standard “hatta yaruddu-kum ‘an dinikum “ fintantoché non ti riportino indietro dalla tua fede”.
Inoltre, waman yartadid minkum, “e se alcuni di voi si volgeranno indietro”, non è lo stesso di waman yartadid minkum ‘an dinihi, “e se alcuni di voi si volgeranno indietro dalla loro religione”.
Non si dovrebbe dimenticare che la spedizione di Nahla sollevò controversia, poiché si combatté nel mese santo di ragab. Se l’errore non fu casuale, la variante potrebbe essere un segno del processo di costruzione del testo qur’anico. In epoche differenti, il Qur’an dovette rispecchiare contesti storici diversi. Perciò fu necessario giustificare la battaglia e la parola ‘din (N.d.R. significa religione) fu aggiunta oppure fu un tentativo di ricomporre la controversia sulla santità di ragab.

Conclusioni

La storia dei manoscritti di Ibn Mas’ud che Al-Nahdim riferì nella Fihrist non è mai stata dimostrata da nessuna prova scritta.
Arthur Jefferey in persona esaminò circa 170 volumi è compilò la sua opera “Materiali” soltanto sulla base di citazioni.
La scriptio inferior nel palinsesto di Fogg e la sua riproduzione delle parole passate in Q2:222 (la-taqra)bu al-nisa’a fi mahidihinna hatta yatataharna, la stessa lezione che la tradizione attribuisce a Ibn Mas’ud, sono intriganti: sono la prova di una lettura variante. Comunque, resta immotivate affermare che si tratti di un frammento di uno dei manoscritti di Ibn Mas’ud, il quale rifiutò di distruggere le sue copie del Qur’an in conformità all’ordine di Uthman.
La lezione non-standard riscontrata nel palinsesto non deve essere considerata come prova del periodo pre-Uthmanico perché fu soltanto nel quarto secolo che Abu Bakr b. Mugahid (d. 324/934) accettò soltanto le letture basate su di un testo piuttosto uniformemente consonante e scelse sette maestri del Qur’an ben rinomati del secondo secolo e che le loro letture possedevano autorità divina, che alle altre mancava.
Questa teoria fu resa ufficiale soltanto nel 324/934 quando l’accademico Ibn Miqsam fu costretto a ritrattare la sua visione che il testo consonante potesse essere letto in qualunque maniera fosse grammaticalmente corretta. L’anno successivo, un altro accademico del Qur’an, Ibn Sanabud, fu analogamente condannato e costretto a rinunciare alla sua visione che fosse ammissibile usare le letture di Ibn Mas’ud e di Ubay. Tale prova, e tutti gli altri elementi di prova riscontrati nei manoscritti – specialmente nei palinsesti – è di grande importanza per tutti gli accademici negli studi qur’anici, con tutti i loro pregiudizi di una mentalità modellata dallo scrivere e stampare. Comunque, qualunque prova di una lettura variante dissolve e scompare nelle parole: “non prendete il Qur’an da coloro che non fanno che copiarne degli esemplari”.

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